Conchita Wurst è un po’ diva, un po’ donna, ma anche uomo. Un mix di inclinazioni che le danno vivacità e simpatia. Tom Neuwirth, questo il suo nome all’anagrafe, ha una missione, quella di creare e costruire tolleranza per ogni forma espressiva.
“Il fatto che si debba fare ‘outing’, dimostra quanto siamo lontani da una società tollerante”, rivela la cantante barbuta, diventata famosa all’Eurovision Song Contest, il festival europeo che vinse e che quest’anno ha presentato.
L’artista viennese scrive un libro tutto suo e si racconta con quegli eccessi, che per lei sono normalità. Correda il lavoro da poco uscito, con una serie di scatti fotografici in cui appare fiera della sua immagine, tra ciglia lunghe, tacchi a spillo, lustrini, corsetti, parrucca, ma anche ritratti di infanzia e dell’adolescenza.
Conchita racconta del successo professionale che le ha cambiato la vita e delle difficoltà quotidiane che l’hanno vista bollata dalla gente come “diverso/a”. La Wurst ha seguito a 14 anni una scuola di moda, lottando contro la diffidenza dei compagni. Dalla vittoria al Song Contest, poco è cambiato, anche se la cantante sta usando la sua immagine per ribadire il rispetto del diritto all’uguaglianza e alla tolleranza. Non è un caso che Conchita sia intervenuta al Parlamento Europeo, per ribadire l’importanza dei diritti civili. Il gesto le ha fruttato però, minacce di morte.
“Il mio obiettivo – dice Conchita nel suo libro – è sostenere e promuovere il cambiamento verso una società più tollerante e, siccome la strada è ancora lunga, non smetterò di impegnarmi”. La Wurst usa la voce per realizzare un sogno, ma anche per comunicare un valore. Si è conquistata infatti in breve tempo, la stima di artisti quali Elton John, Cher, Karl Lagerfeld e Jean Paul Gaultier, che ha voluto aprire il volume con una dedica: “Conchita, tu sei una vera fonte d’ispirazione e sono fiero di conoscerti ed esserti amico”.