Avete mai sentito parlare del TURTLE POINT di Bagnoli?
Estremamente difficile che si sappiano notizie di qualcosa che c’è, ma che resta invisibile, di qualcosa che poteva essere e non è mai stato, di qualcosa per il quale sono stati spesi cifre astronomiche in termini di milioni di euro e mai reso fruibile per la cittadinanza.
Tutto questo è il vedo non vedo, c’è ma non c’è del TURTLE POINT di Bagnoli.
Cominciamo col dire che Bagnoli è una importante realtà della Città di Napoli che deve essere restituita alla città ma, che ancora agonizza tra macerie, rifiuti, abbandono e inquinamento.
Nel 2002 nacque il “Progetto Bagnoli” che auspicava a rendere la dignità a quell’area industriale dismessa di circa 14mila mq, localizzati lungo la costa occidentale di Napoli in un contesto paesaggistico e ambientale di grande suggestione.
Chiusa la fabbrica negli anni ‘90, l’Amministrazione Comunale approvò un piano unitario di riqualificazione e trasformazione urbana, puntando sulla valorizzazione delle straordinarie risorse ambientali e paesaggistiche, grazie alle quali sviluppare la vocazione turistico – culturale della zona.
Il Progetto fu reso operativo dalla Bagnolifutura, società di trasformazione urbana a capitale interamente pubblico (Comune di Napoli 90%, Regione Campania 7,5%, Provincia di Napoli 2,5%) costituita proprio nel 2002.
Uno dei compiti della Bagnolifutura era la valorizzazione dei manufatti di archeologia industriale sopravvissuti alla dismissione, promuovendo la progettazione di un tessuto connettivo, il futuro Parco Urbano, capace di far coesistere tutti gli episodi residui integrati nell’eccezionale paesaggio di Bagnoli-Coroglio, anche al di là del recupero e riuso dei 16 manufatti di cui il piano urbanistico attuativo prescriveva la conservazione.
Tali manufatti sono oggi relitti in una landa desolata, ma sarebbero dovuti diventare punti di forza all’interno del futuro parco urbano in cui le testimonianze post industriali residue, unitamente ai disegnati specchi d’acqua, ai settori di verde e alle piastre minerali immaginate dal progettista, contribuivano al ridisegno di un nuovo paesaggio inedito in cui il parco e i manufatti post industriali avrebbero costituito il nuovo orizzonte di Bagnoli.
Nel 2014, dopo aver investito circa 300 milioni di euro, parte dei quali pagati dai contribuenti napoletani, Bagnolifutura fallisce e il sogno utopico di dignità e di rivalutazione del territorio, resta appunto un sogno utopico.
Non volendo addentrarci in tutte le strutture presenti nel progetto, analizziamo solo quella destinata al TURTLE POINT.
Il Turtle Point sarebbe dovuto sorgere nell’ex impianto trattamento acqua (Tna).
Si tratta di un edificio a tre bicchieri e di uno a sei, recuperati allo scopo di dar vita ad un centro per il ricovero, la degenza e la riabilitazione delle tartarughe marine, affidata per convenzione alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, e ad un’area espositiva sui temi del mare. Un vero e proprio centro per l’ospedalizzazione delle tartarughe marine, esteso su un’area di ben 20.000 m², con oltre 80 vasche per il recupero delle tartarughe marine e laghetti esterni per ospitare le tartarughe d’acqua dolce.
Il risultato dei lavori, se portati totalmente a temine, avrebbero avuto l’aspetto della foto sulla destra.
Il vero e vergognoso scandalo, è la consapevolezza che la struttura terminata e perfettamente funzionante, non hai mai visto l’alba della sua apertura.