Annarita Sidoti ,lo scricciolo d’oro dell’atletica, come l’aveva ribattezzata il giornalista Candido Cannavò per il suo fisico minuto, si è arresa ieri, dopo aver combattuto per anni come una leonessa, ad un cancro devastante.
Annarita Sidoti campionessa nello sport e nella vita, che ci ha reso orgogliosi di essere italiani ogni qualvolta sventolava il tricolore dopo le sue gare di marcia negli anni novanta e nei primi anni duemila, aveva scoperto di essere ammalata nel 2009 poco dopo il ritiro dall’attività agonistica e mentre aspettava il terzo figlio, al settimo mese di gravidanza.
Da lì un lungo calvario di cure ed interventi:prima le ascelle, poi il seno, poi di nuovo le ascelle, poi il cervelletto, infine il fegato fino al tragico epilogo di ieri dopo alcuni giorni di coma.
Il 31 novembre 2013 Annarita decise di annunciare pubblicamente la sua malattia. «Lo sport mi ha insegnato a non mollare mai, a credere che la sconfitta non è definitiva sino a quando tu non ti arrendi», raccontava in uno dei tanti incontri con i ragazzi delle scuole italiane. «Mio marito Pietro dice che è ormai la malattia è diventata un lavoro. Fra esami, controlli, cure e con tre figli da seguire tutto va programmato bene,raccontava».
La Sidoti è stata una delle più grandi campionesse dell’atletica italiana, una delle più vincenti in assoluto:nata a Gioiosa Marea in provincia di Messina è stata campionessa europea a Spalato 1990, quando aveva solo 21 anni, a Budapest nel 1998, e oro mondiale, sulla pista di Atene, nel 1997. Colonna portante della marcia in Italia (47 presenze in azzurro, tre partecipazioni olimpiche, sei mondiali),la Sidoti era molto conosciuta e apprezzata per la sua grinta e il suo carattere sempre positivo.Con le compagne d’allenamento e di nazionale Elisabetta Perrone ed Erika Alfridi è stata il simbolo del momento di maggior competitività della marcia italiana al femminile diventando il volto della nazionale italiana di quegli anni.