In questi giorni l’argomento della tolleranza verso gli immigrati presenti nel nostro Paese sta letteralmente occupando la maggior parte della cronaca quotidiana e l’episodio che vi stiamo per raccontare non farà altro che continuare ad infervorare le polemiche in merito.
Ci troviamo a Terni, in Umbria, dove, lo scorso venerdì, una ragazzina di 12 anni è stata aggredita da un coetaneo senegalese solo perché portava al collo un crocifisso. L’episodio è avvenuto all’esterno della scuola media frequentata dai due piccoli e l’aggressione è stata prontamente denunciata ai carabinieri.
Subito dopo l’accaduto, la prima a giungere sul posto è stata la madre della bambina che, attraverso il racconto della figlia, ha spiegato ai carabinieri che la piccola era stata aggredita alle spalle con un preciso colpo di karate che l’aveva fatta cadere immediatamente al suolo e che, subito dopo, il ragazzino si fosse allontanato come se non fosse accaduto nulla. I carabinieri, non potendo agire giuridicamente a causa dell’età del bambino, non hanno potuto fare altro che recarsi presso la scuola media per sentire la preside e i docenti dei due, al fine di poter dare una spiegazione al comportamento del ragazzino.
I commenti verso la questione non si sono fatti mancare, prima su tutti è stato Matteo Salvini, leader della Lega Nord, a voler esprimere la propria opinione in merito: “Che bella integrazione, il ragazzino e i suoi parenti devono essere rispediti immediatamente al loro paese”. Successivamente, anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha voluto fare eco alle parole del leghista: “Sono questi gli episodi che ci fanno comprendere quanto odio venga trasmesso anche ai più piccoli, i nostri figli non sono più al sicuro neanche a casa nostra rispetto a chi pensa di venire in Italia imponendoci la loro ideologia. Non ti piace il crocifisso? Allora vai a vivere in un altro paese!”.
Nella giornata di ieri, però, sono venuti fuori alcuni particolari sulla vicenda che potrebbero aprire nuovi scenari e, magari, far cambiare opinione su quanto accaduto. Nel pomeriggio di sabato, il bambino si trovava in oratorio, in una delle tante parrocchie del paese, dove si reca ogni fine settimana per poter imparare l’italiano; lì ha ricevuto la visita di un’assistente sociale che ha voluto ascoltare anche la sua versione dei fatti, al fine di poter dare davvero una spiegazione plausibile alla storia. Il bambino (che non comprende alcuna parola d’italiano) è stato aiutato nella traduzione da un mediatore e, attraverso quest’ultimo, ha fatto sapere che l’intolleranza verso il crocifisso è assolutamente falsa: “Da quando sono arrivato, lei e altri 2 compagni di classe mi prendevano in giro, dicevano brutte parole e alzavano le mani. Lei stessa, giovedì mattina, mi ha dato un colpo sulla fronte, io ho cercato di riferirlo alla maestra, ma non sono stato compreso, così ho deciso di difendermi da solo e l’ho colpita”
D’altro canto, la madre della ragazzina aggredita, ha negato tutto pur ritenendosi disposta a perdonare il bambino e a dimenticare quanto accaduto. Saranno i carabinieri e gli assistenti sociali (aiutati dai docenti dei bambini) a portare chiarezza alla vicenda, solo così potremmo capire davvero dove si trova la disinformazione e l’intolleranza verso il prossimo, scoprendo se sia stata la ragazzina e i suoi compagni ad avere un atteggiamento di bullismo nei confronti del senegalese scatenando la reazione, o se sia stato il bambino ad avere comportamenti sconsiderati nel Paese che ha accolto lui e la sua famiglia.