A pochi metri dal moderno ingresso degli scavi archeologici di Cuma, per anni dimenticata dalla Soprintendenza e coperta dai rovi, c’è la cosiddetta Tomba della Sibilla.
In realtà si tratta delle Terme Centrali, definite erroneamente come Sepolcro della Sibilla costruite tra il III ed il II secolo a.C., per poi subire delle modifiche nel I secolo a.C., il cui ritrovamento è avvenuto alla fine del XVIII secolo.
Il complesso è composto da un grosso ambiente rettangolare con volta a botte, in opera incerta (tecnica edilizia romana che riguarda il modo in cui viene realizzato il paramento di un muro in opera cementizia) e tufo, il quale conserva tracce di un affresco e che inizialmente era adibito a spogliatoio, come dimostrano le nicchie dove venivano poggiati i vestiti e poi trasformato, durante l’età imperiale, in tepidarium (ambiente delle terme attrezzato per i bagni di acqua tiepida o come spogliatoio), tramite la costruzione di una nicchia, all’interno della quale venne sistemata una vasca per le abluzioni ed illuminata tramite lucernari nella volta.
Tra gli altri ambienti un corridoio con volte a botte e una cisterna rivestita in cocciopesto.
Nelle terme sono stati ritrovati lastre di marmo e frammenti di stucchi, oltre ad una base in marmo per un labrum (vasca per acqua termale), su cui è incisa una dedica osca sulla facciata superiore che collocherebbe l’edificio ad un’epoca precedente, quale sede del Gymnasium (palestra) della città osco/sannita.
Abbandonata al suo destino per anni, la struttura senza protezione, era spesso usata come rifugio di tossicomani e clochard.
Oggi finalmente la struttura è stata liberata dalle sterpaglie e dai cumuli di spazzatura, grazie ad un intervento di bonifica realizzati dal comune di Pozzuoli.
L’intervento di tutela e il ripristino della rete di protezione, ad opera dei tecnici del Comune di Pozzuoli, era stato sollecitato e fortemente caldeggiato dalla pagina Facebook Cuma e del Comitato riqualificare Licola, attraverso ripetute e molteplici denunce.
Lo storico e importante sito archeologico, oltre ad essere tornato visibile, sarà presto visitabile e restituito alla cittadinanza.