Simulazione di reato. E’ questa l’accusa con cui il pm della Procura di Bari Isabella Ginefra ha iscritto nel registro degli indagati Fabio e Mingo, ex inviati di Striscia la notizia.
A rivelare la notizia, non è stato Antonio Ricci, il quale, mediante un intervento del Gabibbo, si limitò a segnalare semplicemente la sospensione dei due come inviati del celebre programma “Striscia la Notizia”, bensì il dorso barese del Corriere del Mezzogiorno.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, i nomi dei due attori pugliesi non sono gli unici a comparire nel fascicolo: oltre alla coppia del tg satirico, infatti, sono indagati anche l’attore del servizio sul finto avvocato (falso scoop da cui è partita l’indagine) e tutti coloro che hanno partecipato alla presunta messa in scena del 2013. A quanto pare, invece, non sono finiti nel mirino degli inquirenti gli autori del programma di Antonio Ricci.
Tutto nasce dal servizio su un finto legale mandato in onda da Striscia la Notizia su un uomo che abusava del titolo professionale. Il servizio, realizzato da Fabio e Mingo, aveva spinto l’Ordine degli Avvocati a chiedere un accertamento alla Procura di Bari. Ma il magistrato che aveva aperto l’indagine, Isabella Ginefra, dopo aver chiesto di acquisire informazioni a Mediaset, ha scoperto che il personaggio del servizio era semplicemente un attore. Lo si sarebbe evinto guardando il girato originale in cui l’uomo, col volto nascosto in tv, appariva invece a visto scoperto.
La trasmissione e Antonio Ricci stesso, sarebbero stati tuttavia all’oscuro di questa messinscena, e di un’altra, riguardante il caso di una cartomante. Non a caso hanno depositato due denunce per truffa, una a nome di Mediaset e l’altra a nome dello stesso Ricci, dato che Fabio e Mingo avevano un contratto – riferisce Repubblica– che prevedeva un fisso più dei bonus a servizio.
L’attività di indagine, comunque, va avanti ed è stata affidata al nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri della Procura di Bari.
Dal canto loro, Fabio e Mingo, che ora rischiano di essere accusati di truffa, hanno diramato un comunicato in cui continuano a dirsi increduli e a difendere la loro buona fede: “Una mail per mandarci a casa dopo 19 anni. Con una comunicazione inviata per posta elettronica: Reti Televisive italiane pretende di aver risolto il nostro contratto a far data dal 7 maggio 2015 accusandoci di aver realizzato un servizio “precostituito e artefatto”. In tale comunicazione si fa riferimento anche a una presunta indagine della Procura di Bari su tale vicenda, nella quale evidentemente non ci viene mosso alcun addebito non avendo ricevuto alcuna comunicazione in proposito”.
“Nell’esprimere incredulità e stupore per il trattamento che ci è stato riservato senza consentirci alcun diritto di replica e senza rispondere alle nostre reiterate richieste di incontro, ribadiamo la correttezza dell’attività svolta in questi anni esclusivamente come attori”- e continuano – “Per ben diciannove anni abbiamo collaborato fedelmente dando il massimo della nostra professionalità nel rispetto di ogni indicazione ricevuta, anche se non sempre condivisa. Quando le autorità competenti riterranno utile ascoltarci risponderemo con lealtà e serenità. Siamo i primi a voler conoscere le fila di questa assurda vicenda nella quale ci si vuole coinvolgere”.