Napoli è una città incredibile, piena di contraddizioni.
Napoli è la città delle contraddizioni.
Se ne incontrano a bizzeffe, in ogni angolo di strada.
I napoletani si oppongono, si ribellano e battagliano per svincolarsi da quelle etichette, pesanti ed ingombranti, che non rispecchiano la realtà, perché sentono che in quelle austere definizioni non sia inglobata la reale essenza della loro indole.
“Delinquenti”, “camorristi”, “scaltri”, “truffatori”: questi gli status più diffusi nell’ideologia collettiva dell’intero pianeta, in relazione al termine “napoletano” .
Ed è qui che nasce la prima contraddizione.
Ogni giorno, da tempo immemore, probabilmente da sempre, lungo le caotiche strade che si estendono dalla stazione di piazza Garibaldi, piuttosto che nei pressi del porto, si consumano truffe, frodi, raggiri. Principalmente ai danni di turisti, ma sovente ad avere la peggio sono anche “i meno svegli”.
Dal famoso “pacco” all’immortale gioco delle campanelle o delle tre carte.
Nonostante ambedue le truffe siano ampiamente conosciute, quei cialtroni riescono sempre ad attirare accanto al loro banchetto il tanto atteso “pollo da spennare”, mentre il tutto si consuma alla luce del sole, in pieno giorno, tra il via vai di gente che frettolosamente si dimena tra treni, metrò e routine.
Quotidianamente costeggiamo “scene di raggiro”, vediamo quelle mani dimenarsi, con rapida e comprovata maestria, per confezionare la frode, al cospetto di occhi canuti aggrappati ad un bastone o di donne che imperversano in condizioni psicologiche labili, in quanto costernate da un lutto piuttosto che da improvvise malattie che attanagliano la vita di chi più le sta a cuore.
Il turista, di certo, personifica “la preda ideale”: soldi in tasca da spendere, poca dimestichezza con la lingua, maggiore possibilità che non conosca la truffa.
La debolezza, l’ingenuità, la fragilità, l’incapacità di difendersi: queste le principali caratteristiche da ricercare, invece, tra “la gente come noi”, tra quelle migliaia di persone alle quali anche noi ci misceliamo.
Sarebbe troppo banale chiedere e chiedersi dove sono le forze dell’ordine, ogni giorno, tutti i giorni, quando lungo le vie più popolate della nostra città si consuma e si ripete questo increscioso “costume”, divenuto, ormai, una sorta di “rituale consolidato”, capace di attecchire nei nostri giorni e, ancora peggio, nella nostra ideologia.
Al cospetto di “quei napoletani” che concorrono a fomentare i feedback negativi sulla nostra onestà e che personificano il peggior biglietto da visita esibire, dove si nasconde il nostro desiderio di rivalsa?
Perché gli sfiliamo davanti senza opinare nulla, senza battere ciglio e probabilmente, senza più neanche far caso all’esercizio di un atto illecito che si consuma lungo i marciapiedi di “casa nostra”?
No, non prendiamoci in giro concludendo che “il cambiamento deve partire dai vertici”, perché, in ciascuno di noi, aleggia la consapevolezza che non è affatto così.