Oggigiorno, sono molte le preoccupazioni di una madre: si vorrebbe che i figli crescessero al meglio, lontani da influenze negative. Ma cosa accade, quando a queste preoccupazioni, si aggiunge una buona dose di bigottismo e di intolleranza? Si finisce per essere i protagonisti di queste due lettere (una di domanda e una di risposta) postate sulla pagina di una associazione “religiosa”.
“Gentile Associazione,
sono madre di un ragazzino di 12 anni. Purtroppo, in questi ultimi mesi, io e mio marito non siamo stati con nostro figlio a casa per motivi di lavoro all’estero. Il nostro amato Matteo ha abitato perciò in questo periodo a casa di mia sorella, che pratica danza classica da quando era una bambina. Quando siamo tornati nostro figlio, evidentemente influenzato da sua zia, mi ha chiesto insistentemente di iscriverlo ad un corso di danza. Sono molto turbata anche perché, visto che noi non lo appoggiavamo in questa sua scelta, per “ripicca” adesso non vuole più andare a catechismo. Vi chiedo aiuto, sono davvero confusa.”
L’Associazione risponde:
“Carissima, la situazione in effetti è un po’ difficile, ma non è il caso di dare tutte le colpe al piccolo Matteo. Tu per prima hai in qualche modo preferito il lavoro all’educazione di tuo figlio, e questo ha comportato delle conseguenze. È bene che una madre si dedichi prima di tutto alla casa e all’educazione dei pargoli e che non trascuri questi doveri. D’altro canto non è necessario che tu te la prenda troppo con tua sorella, ha fatto quel che ha potuto, anche se con un’eccessiva leggerezza femminile ha travalicato un po’ i limiti.
Passando alla nuova “passione” di vostro figlio, devo dire in effetti è un po’ anomala in un ragazzo di sesso maschile e che vi consiglio di continuare a non assecondare le sue richieste. Probabilmente insisterà ancora per un po’ di tempo, ma dovete resistere per il suo bene. Se dovesse cominciare a praticare la danza classica potrebbe non tornare più indietro e rimanere per tutta la vita condizionato dalle perversioni e dalle deviazioni che questa attività, tipicamente femminile, comporta su un maschio. Perseverate nella fede di Cristo.”
Parola chiave: intolleranza e non solo in senso letterale.
La danza, una passione che alimenta il cuore di centinaia di giovani ragazzi, viene qui considerata un’attività che “devia” sessualmente perché tipicamente femminile. Non solo viene trascurato il nobile valore di quest’arte (chiamarla sport è riduttivo), ma si ritorna a luoghi comuni che nel 2015 dovrebbero essere ampiamente superati. Sono ormai tantissimi i ballerini che hanno realizzato una brillante carriera in quest’ambito pur mantenendo la loro identità. Inoltre, da precisare: un orientamento sessuale diverso non è sintomo di essere “passati al lato oscuro”, non è una colpa, un allontanarsi da una presunta retta via.
A tal proposito, fanno riflettere le dichiarazioni di Leonardo, 8 anni, che si è presentato il 1 gennaio di quest’anno alle audizioni del musical ispirato al film “Billy Eliott”, contro i pregiudizi legati alla professione di ballerino: “Sono venuto perché me lo sono sentito nel cuore tranne che per la mamma la mia storia è uguale, uguale a quella di Billy Elliot […]Voglio dire che la sua mamma è morta la mia è viva. Ma pure a me mio padre diceva che ballare era da femmine”. Come ha convinto il padre? “M’ha visto una volta ballare il bolero senza che nessuno me l’avesse insegnato e si è arreso” dice.
Il bambino di 12 anni, protagonista di questa lettera, avrà una storia a lieto fine? Gli è stata negata la scelta di seguire i propri sogni in nome di pregiudizi e presunti precetti “religiosi” da seguire; ma, in queste due lettere c’è ben poco dell’autentico significato di religione e…di umanità.