L’oriente ospita l’occidente: dopo la tappa a Seul, 300 reperti archeologici provenienti da Pompei, saranno in esposizione a Ulsan, in Corea, dal 20 al 30 Aprile.
Lo scambio culturale e artistico tra il mondo dell’Occidente e quello dell’Oriente sarà protagonista di un secondo appuntamento dal 20 aprile al 30 giugno, a Ulsan, in Corea per la mostra “Pompei: culture of the ancient roman city“.
L’esposizione, dopo la prima tappa a Seul (un vero successo di presenze con oltre 200 mila visitatori in 5 mesi) incentiva alla visione il pubblico di una nuova popolosa provincia.
In mostra oggetti e manufatti della vita quotidiana della Pompei antica, Ercolano, Stabia, Oplontis, Boscoreale e dal Museo archeologico nazionale di Napoli, che la tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ha perfettamente conservato.
Dalle sculture che un tempo adornavano giardini e ambienti di rappresentanza delle ricche domus, a porzioni di pareti affrescate che per la loro eccezionale fattura, l’eleganza e la vivacità dei colori sono state ritenute riproduzioni da visitatori increduli, agli utensili e oggetti che testimoniano il lussuoso stile di vita degli abitanti della città sepolta, fino ai calchi delle vittime dell’eruzione, istantanea delle ultime ore di vita della città.
A evocare la quotidianità, la pagnotta di pane carbonizzato, gli utensili adoperati in cucina, gli strumenti chirurgici che ricordano gli stessi dei nostri giorni; tutti oggetti ritrovati e conservati negli ambienti dove i pompeiani conducevano la loro vita ignari della catastrofe che li avrebbe sorpresi.
Dopo una sezione che include gli aspetti generali delle città vesuviane, l’esposizione illustra l’organizzazione della casa romana con affreschi parietali, tra cui le splendide pitture con giardino dalla Casa del Bracciale d’oro e gli arredi domestici. Viene poi approfondito l’aspetto della religione con una serie di raffigurazioni di divinità; numerose le statuette in bronzo da larario ma anche la grande statua di dea, forse Demetra, rinvenuta recentemente alla base della Villa dei Papiri di Ercolano. Una sezione della mostra è dedicata alle oreficerie e agli oggetti d’ornamento, compresi i gioielli ritrovati nello scavo in località Moregine, tra cui un braccialetto a forma di serpente con una dedica di un “dominus” alla sua “ancilla”. Un’altra sezione riguarda invece il commercio, l’attività principale che aveva determinato la ricchezza di Pompei; in esposizione si trovano bilance, pesi, anfore e una ricca serie di monete. E ancora in evidenza altri aspetti della vita quotidiana come l’alimentazione e la pesca.
La mostra prosegue con l’esposizione di reperti provenienti da alcune sepolture rinvenute recentemente a Pompei che dimostrano quali erano le credenze e le usanze degli antichi nel culto dei morti. In particolare, di una delle tombe, viene presentato l’intero corredo di piccoli oggetti che accompagnavano la defunta nel viaggio verso l’aldilà. Infine vengono esposti alcuni dei calchi delle vittime di Pompei.
Il soprintendente Massimo Osanna dichiara: “La mostra è una grande occasione per far conoscere una parte importante della storia della città antica di Pompei, dei suoi usi e costumi, in una terra geograficamente e culturalmente diversa dalla nostra. Pompei per cultura e tradizione appartiene al mondo occidentale, ma è storia e patrimonio dell’umanità, nei suoi aspetti drammatici che hanno visto la tragedia di uomini e donne travolti dalla furia dell’eruzione del Vesuvio e nei suoi aspetti storico-scientifici che ci hanno consentito di ricostruire una parte considerevole delle vicende del mondo romano e della vita quotidiana dell’epoca. Portare Pompei e i suoi reperti fuori dai confini dell’Italia e dell’Europa è per la Soprintendenza di Pompei un obiettivo fondamentale di valorizzazione e di diffusione della cultura a livello internazionale e ci consente di portare a compimento la nostra politica, avvalorata dai positivi flussi turistici, di rendere ovunque e a chiunque fruibile questo straordinario e unico tesoro che la storia ci ha consegnato.”