Nel calcio moderno, contraddistinto da mode e stravaganze sempre più all’avanguardia e soprattutto capace di consegnare calendari sempre fitti d’impegni, virtuosismi e gesti tecnici strabilianti, così come di giocate pregevoli da ammirare.
Un calcio molto diverso rispetto a quello che si praticava agli albori, allorquando al servizio del suddetto e seguitissimo sport non vi erano le play tv e il “magico mondo di internet”.
Un calcio più rude ed essenziale, scarno di lustrini e scevro dal supporto degli opinionisti da salotto televisivo: questo è lo sport che raccontano e descrivono le testimonianze storiche che documentano i primordiali calci al pallone, rappresentando l’unica, preziosa e primitiva forma di cronaca calcistica. Secondo alcune di quelle antiche testimonianze pervenute fino ai nostri giorni, il 24 aprile del 1932 nacque uno dei gesti tecnici più spettacolari di questo sport: la rovesciata.
“Il padre” del capolavoro balistico che, da allora, non ha mai smesso di consegnare emozioni, ovazioni e stupore è un attaccante brasiliano di Rio de Janeiro, Leônidas da Silva che esattamente 82 anni fa, segnò colpendo il pallone in rovesciata, per la prima volta. Soprannominato diamante nero, quasi a voler accostare il colore della pelle alla purezza della tecnica, ma anche l’uomo di gomma, per la grande agilità e la morbidezza dei gesti, Leônidas era un grande funambolo del dribbling, dalle eccelse capacità acrobatiche sotto porta: celebre, per l’appunto, la sua rovesciata, nota come bicicleta, con cui egli divenne uno dei più prolifici attaccanti degli anni trenta.
“I goal di Leônidas erano talmente belli che persino il portiere avversario si rialzava per congratularsi” dichiarò Eduardo Galeano, raccontandone il talento.