Con quella di oggi, giungono a sei le giornate di sciopero proclamate dai lavoratori dello stabilimento di Carinaro di Caserta, dopo il comunicato ufficiale in cui la multinazionale Whirlpool dichiara di voler chiudere lo stabilimento casertano, lasciando senza lavoro circa 800 persone entro dicembre 2015 .
Poco chiari i motivi per cui il colosso degli elettrodomestici, in seguito alla fusione con Indesit e ad aver anche ricevuto circa un anno fa 10 milioni di euro dall’Italia per promuovere le sue attività nel nostro Paese e pur prevedendo un grosso incremento produttivo, abbia deciso di tagliare più di 1300 esuberi: Carinaro appunto, ma anche Albacina (AN) e None (TO).
A poco è servito il riscontro mediatico che ha avuto il caso Whirlpool che ha visto lunedì scorso l’intervento del Cardinale Sepe (nato e cresciuto a Carinaro) e oggi quelli dei programmi televisivi Le Iene e Ballarò.
Naufragato anche un primo tavolo di trattative tenutosi l’altro ieri a Roma tra il colosso americano e i sindacati dei lavoratori confederati Fim- Cisl, Fiom e Uilm.
Se da una parte i rappresentanti della Whirlpool hanno garantito “la massima disponibilità ad un confronto”, dall’altra hanno fatto sapere di essere “fortemente convinti della validità del piano”. In parole povere, non sono intenzionati a fare marcia indietro sulle loro scelte.
Dura la reazione della segretaria generale della Cgil di Caserta Camilla Bernabei: «Il ministro dello Sviluppo Economico Guidi avrebbe dovuto prendere a calci nel sedere i responsabili della Whirlpool quando stamattina hanno comunicato al tavolo di concertazione la decisione di chiudere lo stabilimento di Carinaro. Il fatto che al Ministero abbiano accettato senza dire nulla un piano del genere – prosegue la sindacalista – vuol dire che il Governo non ha alcun progetto di rilancio del Mezzogiorno».
Aggiunge giustamente il segretario casertano della Fim-Cisl Nicodemo Lanzetta: «La decisione di Whirpool uccide definitivamente il territorio casertano».
Intanto il premier Renzi ha fatto sapere di impegnarsi entro lunedì prossimo a portare il problema all’esame del Consiglio dei ministri.