“Il caso-Erri De Luca”, o meglio, la libera esternazione di un pensiero procreato dalla mente di uomo, prima ancora che dello scrittore, tramutata in una chiacchierata e fustigata vicenda, mediatica e non solo, fin qui si è rivelata più che abile nel personificare uno degli emblematici dissensi ideologici peculiari e contraddittori del nostro Paese, del “Bel Paese” in cui troppo spesso la realtà inciampa nelle becere e tacite regole dettate dall’ipocrita perbenismo e il volere s’infrange contro le austere barriere erte dal “potere”.
Erri De Luca, quello stesso “libero pensatore” messo alla gogna per aver espresso un “libero pensiero” che ieri sera era tra gli ospiti lunedì sera della trasmissione Piazza Pulita, per commentare l’ultima tragedia costata la vita a 700 migranti nel Canale di Sicilia, il 27 aprile, alle ore 18, a Napoli, presso lo spazio autogestito di Mezzocannone Occupato, presiederà ad un incontro/dibattito dal titolo “Le parole contrarie”.
“Il processo a Erri De Luca – colpevole di aver definito la Tav un’opera dannosa, inutile dunque da sabotare – è una fotografia interessante del tempo in cui viviamo. – Si legge nel comunicato diramato tramite facebook per presentare l’evento – Un tempo in cui ci si può stringere con una mano al lutto per i vignettisti parigini uccisi per la loro satira sull’Islam e con l’altra condannare uno scrittore per un’opinione di dissenso. E’ una fotografia interessante perché smaschera le ipocrisie di ogni società civile: sotto la bella faccia dei diritti civili, c’è infatti l’imposizione di un pensiero dominante. Se si esce dal seminato, con un’azione, un gesto, una parola, una manifestazione, un’intervista, la libertà che l’occidente vuole difendere dai barbari e dagli invasori finisce. Per gli interessi economici delle grandi imprese di costruzione di questo paese non valgono le dichiarazioni dei diritti dell’uomo di cui ci vantiamo quando, con lo sguardo eurocentrico dei colonizzatori, giudichiamo altri territori ed altre latitudini. C’è invece la potenza di fuoco della repressione senza fronzoli e senza perdite di tempo. Questa macchina che divora ogni forma di resistenza si chiama legalità. Le parole di Erri De Luca sono pericolose per questo, perché ad un pubblico vasto hanno svelato quello che i movimenti sociali sostengono da sempre: che la legalità è la difesa degli interessi di quelle lobby che le leggi le scrivono, che legalità e giustizia sociale non solo non sono sinonimi, ma a volte anche contrari. Erri De Luca paga, sulla questione della tav, un esercizio di coerenza raro e quindi tanto più prezioso. Noi ricordiamo bene, mentre la stampa e la magistratura ci definiva camorristi, le parole di Erri nel descrivere l’imponente ciclo di lotte che a Chiaiano si è opposto al disegno criminale della discarica. Ricordiamo la sua idea di descrivere noi che resistevamo all’esercito “Libera repubblica di Chiaiano”, così come le donne e gli uomini della Val di Susa si definiscono “Libera repubblica della Maddalena”. Lo ricordiamo tanto più in questi giorni, a sette anni precisi da quel maggio in cui la storia della resistenza dell’area nord di Napoli allo scempio ambientale iniziava. La libertà d’espressione, infatti, così come ogni libertà è tale ed ha forza solo se è un ingranaggio collettivo. Se è solo la libertà dei potenti di ripetere la propria omelia a reti unificate, ci interessa poco. Ci interessa invece quando diventa presa di parola di quelle comunità che resistono e che vengono rimosse dal discorso pubblico. Di questo parleremo con Erri De Luca, il 27 aprile a Mezzocannone Occupato”.