Non sono passati neanche due anni dalla tragedia di Lampedusa, a seguito della quale si riunì a Palazzo Chigi un vertice sull’immigrazione da cui scaturì l’Operazione Mare nostrum ed è di nuovo un’ecatombe nel canale di Sicilia: 700 vittime.
L’allora ministro della Difesa del governo Letta, Mario Mauro, disse: “Con Mare Nostrum si prevede il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare per incrementare il livello sicurezza delle vite umane”.
Il dispiegamento di forze fu notevole: 1500 uomini delle forze armate italiane impiegati per garantire un pattugliamento 24 ore su 24 delle nostre coste e dalle coste libiche fino al territorio italiano e maltese, più una nave, due fregate e due pattugliatori della Marina militare.
Il tutto al costo di un milione e mezzo di euro al mese che il ministro dell’Interno Alfano suppose di avere dai bilanci del nostro Paese, ma nel frattempo chiese all’Unione Europea un aiuto materiale per far fronte al problema dell’immigrazione clandestina, rendendosi conto che la situazione era molto più complessa del previsto.
Dopo ripetute insistenze, finalmente il primo novembre 2014 l’UE recepisce che il Mediterraneo sarà pure “mare nostrum”, ma il problema delle frontiere riguarda tutti gli Stati membri: l’Agenzia europea di controllo delle frontiere (Frontex) vara Triton Frontex plus.
Triton è una missione di pattugliamento e non – attenzione- di salvataggio e soccorso delle navi che transitano nel Canale di Sicilia. Le due navi di pattuglia costiera, le due motovedette, i due aerei e l’elicottero utilizzati hanno l’ordine di mantenersi a 30 miglia dalla costa italiana e hanno quindi lo scopo principale di sorvegliare le frontiere e limitare le partenze dei barconi clandestini verso l’Italia.
Mare nostrum prima e Triton poi hanno sicuramente salvato migliaia di vite umane, ma, evidentemente, se il Mediterraneo sta diventando una vera e propria fossa comune, non sono sufficienti.
Non è normale che centinaia di uomini, donne e bambini siano costretti a scegliere tra morte probabile tentando la fuga e morte certa restando nei loro Paesi martoriati dalla guerra; non è neanche normale invocare il blocco navale – soluzione già utilizzata in passato sotto il governo Prodi per esempio- per arginare i flussi migratori.
700 morti al giorno sono i numeri di una guerra che, volenti o nolenti, riguarda anche l’Italia.
Visto che è così attenta su tutti i conti che riguardano il nostro Paese, è ora che L’Unione Europea si accorga anche di questo.