Quattro uomini fermati, ritenuti appartenenti al clan degli Esposito: Basile, Raffaele Cepparulo, Agostino Riccio e Francesco Spina, di età compresa tra i 23 e i 42 anni.
Quattro uomini che proiettano l’immaginario investigativo verso una pista tutt’altro che trascurabile: l’elemento che più di ogni altro risalta all’occhio, in questa circostanza, difatti, va identificato in una particolare ed evidente peculiarità che accomuna tutti gli uomini fermati dai carabinieri di Napoli durante la giornata di ieri: la barba lunga e folta.
Toccherà agli investigatori accertare se si tratta di un segno distintivo del gruppo malavitoso o solo di una nuova moda in voga nel quartiere Sanità.
Non desterebbe di certo stupore se ci trovassimo al cospetto dell’ennesima “moda” imposta agli uomini del clan, quale segno identificativo. Dopo la comprovata “tendenza al tatuaggio” e la pista delineata dai messaggi subliminali insiti nelle stampe scalfite su talune t-shirt indossate dagli uomini della camorra, “puntare sulla barba” potrebbe rappresentare un astuto escamotage per “mimetizzarsi” tra “i comuni mortali”, in virtù del sempre crescente numero di esponenti della categoria maschile che sfoggia di buon grado questo genere di look.
Tra le tante cose, già in passato, diversi collaboratori di giustizia hanno consegnato codici preziosi, in tal senso, per decifrare il linguaggio non verbale della camorra: capelli gelatinati, calzare scarpe di una marca ben precisa.
Tracce banali, apparentemente irrilevanti e che invece sottolineano, ancora e puntualmente, come, quando c’è la camorra di mezzo, sia doveroso e tassativo non dare mai nulla per scontato.
Mai. E nulla.