L’ Istituto tumori di Napoli, l’ospedale Pascale, ha ricevuto l’attestazione di eccellenza nazionale con la ratifica del “carattere scientifico”, riconoscimento molto ambito che sancisce la grande qualità assistenziale al paziente oncologico e premia i risultati ottenuti dall’Istituto nell’ambito della ricerca scientifica.
I sindacati, tuttavia, giudicano l’ospedale non all’altezza della sua fama a causa delle liste di attesa troppo lunghe per i ricoveri in regime ordinario.
Esaminando i dati riferiti al mese di marzo 2015, si legge che occorrono 77 giorni di attesa per un intervento chirurgico di tumore al colon retto; dai 70 ai 73 giorni di attesa per un intervento chirurgico di tumore alla mammella.
E’ preoccupante sapere che, nonostante la prognosi infausta, un paziente debba aspettare così tanto tempo la telefonata dell’ospedale per conoscere la data del ricovero e in questo lasso di tempo sia lasciato solo con le sue paure e la sua sofferenza.
C’è da dire, però, che il Pascale è l’unico centro di riferimento della Campania mentre probabilmente ne servirebbero almeno il triplo di strutture del genere per ovviare al problema.
Sottolinea a tal proposito la professoressa Maria Triassi, docente di Igiene alla Federico II e presidente dell’Organismo indipendente di valutazione delle performance dell’ospedale: «Ovviamente non è colpa dei medici, dei chirurghi e dei lavoratori del Pascale , ma è la natura stessa della struttura, unico centro di eccellenza nel Mezzogiorno, a causare il sovraffollamento».
Cosa si può fare concretamente per risolvere il problema?
Sarebbe impossibile in tempi brevi costruire nuove strutture attrezzate come il Pascale, ciò che è possibile fare è innanzitutto informare dettagliatamente i pazienti sui tempi di attesa: è importante che il malato sia messo nelle condizioni di decidere autonomamente se andare a curarsi in una struttura privata oppure in un’altra regione se è affetto da una malattia che non aspetta i tempi della sanità pubblica campana.
Cosa migliore ancora è organizzare bene queste liste di attesa in Campania: siamo nell’epoca dell’informatizzazione spinta in ogni ambito della nostra vita e non è possibile incrociare tutti i dati degli ospedali della regione per garantire il diritto alla salute di ogni cittadino?
Spiega infatti Antonio Pedicini, direttore sanitario dell’ Irccs ( Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico): «Manca la rete oncologica regionale che invece esiste in tutte le altre regioni. Come funziona? Semplice: lo specialista oncologo al quale si rivolge il paziente consulta sul proprio computer le liste di attesa dei vari ospedali e comunica i tempi d’attesa al paziente. Non è complicato, basterebbe mettere in rete le liste già presenti nei computer degli ospedali. Non si tratta di un’operazione particolarmente costosa e se la Regione volesse potremmo farcela in dieci giorni».
In Campania attendiamo la concretizzazione della proposta di Pedicini con il suo stesso ottimismo.