È una domenica come tante, una di quelle che tanti bambini di ieri, che oggi si trovano a ricoprire il ruolo di padre, utilizzano per fare il pieno degli amori più grandi: il Napoli e la famiglia.
Mi appresto a raggiungere lo stadio, come spesso accade quando il Napoli gioca al San Paolo. Mi appresto a farlo tenendo mio figlio di 7 anni per mano, come sempre più spesso vorrò fare da quando ha iniziato a manifestare quegli inequivocabili segni di “attaccamento alla maglia azzurra” che meritano di essere educati, fomentati e coltivati in modo educativo. Perché i bambini vanno educati al tifo, al tifo sano e gli vanno inculcati i valori giusti, attraverso i giusti miti.
Allora, stamattina, mentre allacciavo le scarpe al mio bambino e lo aiutavo a vestire “la tenuta da stadio”, gli ho raccontato questa favola:
“C’era una volta un guerriero che giocava nel Napoli, quando segnava, esultava come un bambino, perché permettere al Napoli di vincere grazie ai suoi gol gli dava una grande gioia. Giocava con il cuore quel ragazzo, ma non gli bastò per diventare famoso come Inzaghi ed altri calciatori protagonisti dei campionati di quegli anni. Quando quel ragazzo è diventato un uomo è stato sfidato da un avversario scorretto che non rispetta le regole e non si fa scrupoli a tirare colpi bassi. Qual guerriero, però, non si è mai perso d’animo, anche se sapeva di avere poche possibilità di vincere contro quel mostro, troppo più forte e spietato di lui. Quel guerriero ha combattuto fino alla fine, fino all’ultimo respiro, non ha risparmiato forze né energie. Ha combattuto con dignità, come dovrebbero fare sempre i guerrieri chiamati a lottare per onorare la maglia. Quel guerriero si chiama Carmelo Imbriani ed è uno dei più prodi e valorosi guerrieri annoverabili tra le pagine della storia azzurra e il suo nome, la sua storia e la sua forza continuano a vivere attraverso questa favola che sta facendo il giro del mondo.”
Una volta giunti sugli spalti, ci siamo ritrovati seduti accanto agli amici di sempre: i miei amici di sempre, che, come me, portano sulle spalle i loro figli allo stadio.
“Vinciamo? Perdiamo? Che fa il Napoli oggi?” il solito tran tran che contraddistingue il pre-partita che si respira in curva.
I bambini s’intrattenevano chiedendosi a vicenda quale fosse il calciatore più forte del Napoli. Quando è toccato a mio figlio dire la sua, tenendomi per mano, ha risposto: “il più forte di tutti è Carmelo Imbriani, perché è un vero guerriero”.
Allora, ho sentito il dovere di alzare gli occhi densi di emozione verso il cielo per rivolgere una preghiera a Carmelo per ringraziarlo dell’insegnamento umano che ci ha lasciato e che ci permette di educare i nostri figli nel nome di quei valori che troppo raramente contornano il calcio e che, per sempre, verranno associati al suo viso.
A Carmelo Imbriani, con affetto da Salvatore da Soccavo e dal piccolo Luca.