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La deforestazione amazzonica: un pericolo per l’intera umanità

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
9 Aprile, 2015
in News
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La deforestazione amazzonica: un pericolo per l’intera umanità
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deforestacion-1Ancora una volta il team di Avaaz, sottopone al vaglio delle nostre coscienze, un disastro ambientale di proporzioni, ed è proprio il caso di dirlo, bibliche: la deforestazione amazzonica.

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Per quanto tutti siano a conoscenza del problema, o per reale interessamento o solo per sentito dire, non ci si rende conto dell’effettivo stato delle cose e delle relative conseguenze.

Secondo uno studio, il 70% dell’habitat forestale è stato eroso e frammentato in piccoli appezzamenti, troppo piccolo per sostenere l’habitat forestale. Le foreste sono ridotte a isole naturali, separate da oceani di infrastrutture e attività umane, ragione per cui, gli ecosistemi  forestali del Pianeta sono a rischio e l’impatto sulla biodiversità è preoccupante. La frammentazione osservata dagli esperti significa infatti una riduzione dal 13% al 75% della diversità di piante e animali che popolano le foreste dall’equatore alla tundra boreale.

Possiamo dunque dimenticare il mito della foresta selvaggia e incontaminata, con uccelli assordanti e scimmie insolenti.

Potrebbe essere presto storia passata o addirittura preistoria

Il problema principale delle foreste è appunto la loro frammentazione. La maggior parte delle foreste sono a un tiro di schioppo dal limite del bosco o, in altre parole, solo il restante 30% delle foreste terrestri è a più di un chilometro da un’area disboscata. In natura la distanza dalle opere umane conta. Separate tra loro come arcipelaghi di verde in un mare manomesso dalle attività umane le foreste cessano di “funzionare”. L’ecosistema si inceppa, la riproduzione di molte specie vegetali è compromessa, l’abbondanza di uccelli, mammiferi, e insetti crolla. In certi casi la mancanza di continuità dei boschi conduce all’estinzione. Oltre alla scomparsa di piante e animali, la frammentazione delle foreste riduce la quantità di nutrimenti e di carbonio immagazzinato dai vegetali.

Gli effetti negativi sull’ecosistema perdurano anche dopo venti anni da quando è avvenuta la frammentazione e in alcuni casi, si è riscontrato un declino del 50% di specie animali e vegetali. Urbanizzazione, sfruttamento delle risorse del sottosuolo e perfino gli incendi, contribuiscono alla frammentazione delle foreste, ma l’impatto veramente devastante lo ha il disboscamento. Un’attività in crescita e che ha già portato alla scomparsa di più di un terzo delle foreste della Terra in neanche due secoli.

Secondo gli studiosi, urgono misure per la conservazione di quanto è rimasto aumentando i corridoi tra gli appezzamenti di foreste, e il ripristino di quanto si è perso.

Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha annunciato l’intenzione di creare la più grande area protetta del mondo che si estenderà dall’Oceano Atlantico alle Ande, un enorme corridoio ecologico di 135 milioni di ettari per proteggere alcune delle aree più ricche di biodiversità del pianeta, a cui ha dato il nome Triple A, perché coinvolgerebbe le Ande e l’Amazzonia fino all’oceano Atlantico.

Secondo la Global Forest Watch, piattaforma online nata per monitorare lo stato di salute delle foreste nel mondo e contribuire alla prevenzione della deforestazione illegale, la zona che sarebbe compresa nell’area “Triple A” ha perso circa 1,5 milioni di ettari di copertura arborea dal 2001 al 2012, soprattutto nelle zone attualmente non protette.

Santos intende proporre l’istituzione dell’area protetta durante la Cop 21, la conferenza Onu sul clima che si svolgerà a dicembre a Parigi, sottolineando l’importanza della preservazione delle foreste nella lotta al riscaldamento globale. Tramutare l’idea in realtà comporterà una serie di sfide, innanzitutto Brasile e Venezuela devono ancora accettare la proposta, in secondo luogo le aree protette già esistenti sono soggette a diversi livelli di tutela, dovrà pertanto essere stabilita una protezione standard che le accomuni. Gabriel Vallejo e Maria Angela Holguin, rispettivamente ministro dell’Ambiente e degli Esteri della Colombia, hanno annunciato che questa settimana inizieranno le discussioni con Brasile e Venezuela, nella speranza che i tre paesi possono presentare la proposta insieme a Parigi.

” La Colombia è già pronta a sostenere il piano. E le possiamo dare una mano: mettendo assieme un grande appello globale per salvare l’Amazzonia e poi commissionando sondaggi che mostrino che anche in Brasile e Venezuela i cittadini vogliono questo parco. Questi Paesi stanno cercando di conquistare un ruolo importante nel prossimo vertice ONU sul clima e se ci mobiliteremo subito capiranno che questa è la loro occasione.”

 

Tags: AmazzoniaColumbiadisboscamentoForestapetizioneTriple A
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