Si può credere o meno alla coincidenza o alla casualità dell’episodio, resta comunque un dato di fatto che nei giorni della Pasqua Cristiana, nelle ore del passaggio tra la morte e la resurrezione del Salvatore, sia stato salvato un neonato, grazie alla grande iniziativa di una Culla per la vita.
L’allarme al 118 è scattato intorno alle 4,00 nella notte che precede Sabato 4 Aprile.
Dentro la “culla per la vita” della parrocchia “Gesù lavoratore” di Giarre (Sicilia) qualcuno ha adagiato un neonato ancora col cordone ombelicale attaccato. È bastato il suo peso ad attivare i sensori del dispositivo e il resto del lavoro lo hanno fatto gli operatori a bordo dell’ambulanza. Ed è così che Pasquale, – così è stato chiamato il bambino abbandonato dalla madre, ma comunque consegnato nelle giuste mani e in totale sicurezza – ora sta bene ed imperversa in buone condizioni. Affidato per ora alle cure del Policlinico di Catania, Pasquale sarà poi guidato dal Tribunale dei minori del capoluogo.
I casi di neonati ritrovati nei cassonetti di tanto in tanto tornano all’onore delle cronache. Eppure costituiscono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno drammatico di disprezzo per la vita, di disperazione e spesso di solitudine.
Una risposta efficace a questo dramma potrà venire soltanto da una riscoperta della cultura dell’accoglienza della vita. Ma intanto il Movimento per la vita propone le “Culle per la vita”, moderna riedizione delle Ruote degli esposti che nei secoli scorsi hanno rappresentato una testimonianza della mobilitazione della società in favore dei più deboli e una concreta possibilità di vita per migliaia e forse milioni di bambini.
La prima “ruota degli esposti” comparve alla fine del XII secolo – nel 1188 – nell’ospedale dei Canonici di Marsiglia (Francia), seguita poco dopo da quella di Aix en Provence e di Tolone. Si trattava di un semplice cilindro di legno, posto verticalmente nel vano di una finestra posta sul fronte strada di un edificio che ruotava su un perno. La persona addetta all’accettazione, avvisata dal suono di un campanello, faceva girare l’apertura e accoglieva il neonato. A breve distanza di tempo comparve la prima ruota degli esposti anche in Italia, presso l’ospedale di Santo Spirito in Saxia a Roma. Da allora fino alla seconda metà dell’ 800 le ruote ebbero notevole diffusione su tutto il territorio nazionale italiano, arrivando al ragguardevole numero di 1200 circa. A Napoli ricordiamo quella collocata all’Ospedale dell’Annunziata, che seppur in disuso, rappresenta un cimelio di grande valore e una testimonianza storica.
La validità delle ruote degli esposti incominciò ad essere messa in discussione all’inizio dell’ 800 e si crearono due correnti, abolizionisti e antiabolizionisti. Le motivazioni che deponevano contro l’uso e la diffusione delle ruote da parte dei primi prevalse e nel 1867 chiuse la prima ruota degli esposti in Italia, a Ferrara.
Nel 1923 tutte le ruote rimaste furono ufficialmente soppresse e non fu più possibile l’immissione anonima dei bambini ma solo la consegna diretta. Per sette secoli e mezzo il semplice congegno aveva salvato migliaia di bambini e aveva svolto una enorme opera sociale e assistenziale.
Bisognerà aspettare il 1992 per sentire riparlare della ruota (denominata ora “cassonetto per la vita”) ad opera del coraggioso dott. Giuseppe Garrone, fondatore del Movimento per la Vita di Casale Monferrato. Scosso da tristi fatti di abbandono di neonati ritornati alla ribalta delle cronache, si fece promotore della riapertura di una nuova edizione, più tecnologica e strutturata, dell’antica ruota degli esposti. Questa sua battaglia di civiltà fu duramente contestata e dovette subire una denuncia e un’interpellanza parlamentare, che vennero poi chiuse con archiviazione.
Le culle, intanto ricominciavano a rifiorire su tutto il territorio nazionale, gesto estremo di accoglienza che risponde a un gesto estremo di disperazione a tutela della vita di un bambino.
Le Culle sono ovviamente diverse, molto più “tecnologiche”, eppure hanno ereditato dalle Ruote il significato e la ragione di esistere. Oltre ad accogliere bambini in sicurezza per il piccolo e nell’anonimato per la donna, esse si pongono al centro del tessuto urbano come presenza profetica di una cultura dell’accoglienza e del rispetto della vita che è la stessa oggi come ieri.
Si tratta di una struttura concepita appositamente per permettere di lasciare, totalmente protetti, i neonati da parte delle mamme in difficoltà nel pieno rispetto della sicurezza del bambino e della privacy di chi lo deposita.
È in un luogo facilmente raggiungibile, garantisce l’anonimato della mamma che vuole lasciare il bambino ed è dotata di una serie di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo h 24 e rete con il servizio di soccorso medico) che permettono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del bambino.
La culla per la vita è un’estrema possibilità di accoglienza e di vita che deve servire ad evitare un estremo gesto di rifiuto.
Le Culle rappresentano non l’alternativa ma il completamento della normativa per il parto anonimo in ospedale (oltre 300 casi l’anno) giacché non tutte le donne vogliono o possono recarsi in ospedale a partorire.
Sebbene è auspicabile che in futuro tutti neonati, possano essere amati e crescere nelle braccia protettive di chi li ha concepiti e messi al mondo, iniziative come “Una culla per la vita“, vanno sostenute e premiate. Mai più cassonetti o scatoloni.