• Redazione
  • Contatti
  • AD
  • I’m Napolitan
  • Accedi
lunedì, 21 Luglio, 2025
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Napolitan - Il nuovo modo di leggere Napoli

Il nuovo modo di leggere napoli

  • News
  • Cronaca
  • Arte & Spettacolo
  • Musica
  • Napolitan by Night
  • Non solo hobby
  • Foto
  • Da Sud a Sud
  • Fratelli d’Italia
  • Fenomeni Virali
  • News
  • Cronaca
  • Arte & Spettacolo
  • Musica
  • Napolitan by Night
  • Non solo hobby
  • Foto
  • Da Sud a Sud
  • Fratelli d’Italia
  • Fenomeni Virali
Napolitan - Il nuovo modo di leggere Napoli
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati

Gianni Molaro racconta le emozioni che hanno sfilato nel carcere femminile di Pozzuoli

Luciana Esposito di Luciana Esposito
3 Aprile, 2015
in Arte & Spettacolo, In evidenza
0
Gianni Molaro racconta le emozioni che hanno sfilato nel carcere femminile di Pozzuoli
Share on FacebookShare on Twitter

20150326_94033_asfilat15Ad una settimana di distanza dalla sfilata, inusuale ed intensa, che ha saputo cucire sulla pelle delle detenute del carcere femminile di Pozzuoli una giornata da sogno, Gianni Molaro riapre il sipario su quell’esperienza, sfogliando l’album dei ricordi che narrano e custodiscono le emozioni peculiari di quegli attimi. Fugaci, seppur eterni.

ADVERTISEMENT

“È la seconda volta che percorro quest’esperienza. La prima, risale a tre anni fa. Anna Paparone ha voluto coinvolgermi anche in questa circostanza e devo dire che ogni volta che valico quel cancello, vengo sopraffatto da una sensazione strana. La stampa non ha recepito di buon grado una mia affermazione o forse l’ha solo mal interpretata: ho dichiarato di essere lì per loro, per le detenute. Ed è vero. La prima volta, sicuramente approcci ad un contesto come quello per curiosità e, perché no, anche per farti un po’ di sana pubblicità. La seconda volta, no. Per quanto mi concerne, ho vissuto quei momenti con il cuore, avvicinandomi all’umanità di quelle donne, per conoscere e capire le loro storie. Per capire le ragioni, non tanto di chi, per la prima volta, si ritrova costretta a scontare una pena relegata in una cella, ma piuttosto quelle che spingono le recidive ad utilizzare la libertà conquistata, dopo aver scontato una pena in carcere, a compiere nuovamente un reato che le obbliga a ripetere quest’esperienza. Ho scoperto un mondo di grande solitudine e sofferenza, dal quale non sono uscito sorridente, ma con il cuore spezzato e costernato da un arcobaleno di colori cupi.

20150326_94033_asfilat1

Tutte le detenute hanno voluto che fossi io a vestirle e questo mi ha inorgoglito, ma mi ha anche creato delle difficoltà, dato che avevo portato con me gli abiti che adopero per le sfilate, quindi parliamo di taglie 40-42 ed adattarle alla vestibilità di tutte ha comportato qualche problema tecnico. Quindi sono riuscito a vestirne solo sette, tra cui “Zia Titina”: la detenuta più anziana del carcere, molto rispettata da tutte. L’altruismo e la grande solidarietà che vige tra quelle donne mi ha molto colpito e, soprattutto, l’enorme rispetto che regna tra le detenute e tra detenute ed educatrici. Contrariamente a quanto l’immaginario collettivo è più propenso a dedurre, all’interno di quel carcere, non ho rilevato un atteggiamento di “sfida”, ma di grande collaborazione e questo ha sorpreso me per primo.

Così come mi ha positivamente sorpreso scoprire che le detenute guardano “Detto Fatto”, tant’è vero che hanno riconosciuto, tra quelli che avevo portato con me per la loro sfilata, gli abiti protagonisti dei miei tutorial, proprio all’interno del programma di Rai due.”  

20150326_94033_asfilata

È stata una sfilata molto toccante, impreziosita, in tal senso dalla presenza in passerella di tre detenute omosessuali che indossavano abiti maschili. Che forma assume la diversità all’interno di un carcere femminile?

“Preciso che la scelta di portare in passerella tre detenute omosessuali che indossavano abiti maschili è stata una loro esplicita richiesta. Ho riscontrato che l’omosessualità, in quella sede, è vissuta male, in modo tutt’altro che libero ed alquanto morboso. Personalmente, reputo l’omosessualità un aspetto usuale e normalissimo, legittimamente radicato nell’ideologia civile e sociale, rilevare la condizione in cui la vivono quelle donne, mi ha ferito e rappresenta uno spunto di grande e profonda riflessione. Ogni volta che guardo negli occhi di quelle donne o che percorro il pensiero che mi conduce a loro, è come se mi trovassi davanti ad una porta che esige d’essere valicata per giungere nella stanza che detiene gli infranti orpelli e i deteriorati macigni che sgomentano le loro anime. Allora, mi blocco nella riflessione, laddove la voglia di scoprire fa a pugni con la necessità di lasciar perdere, personificando due forze avverse, capaci di scatenare frammisti e contrapposti stati d’animo. L’emozione che ti consegnano quegli occhi, non è parificabile ad un mero sentimento esterno. È molto più articolata e delicata. È molto più dolorosa.

20150326_94033_asfilata7

Le donne omosessuali hanno un rapporto molto più conflittuale con la propria identità. Sono molto più morbose e gelose, rispetto agli uomini.

20150326_94033_asfilat17

All’interno del carcere, si stipula una complicità interna molto forte che coinvolge anche le donne etero. Tra le detenute regna un grande affetto. L’aspetto che più veementemente emerge è la solidarietà nel dolore. Secondo il mio punto di vista, una volta giunta in carcere, dimentichi le motivazioni che ti hanno condotta in quella cella, quindi dimentichi il reato che hai compiuto e inizi a soffrire per la mancanza di libertà. Questa condizione supporta e legittima la nascita di quell’effetto morboso, malsano, insano, pregno di grande complicità: tenersi stretto quell’effetto rappresenta l’unica ancora di salvezza alla quale aggrapparsi per non rimanere sole con quel vuoto che urla solitudine ed abbandono. È un amore forzato che affonda solide radici nell’impossibilità di scelta. Quando non puoi recarti al supermercato per fare la spesa, devi accontentarti di quello che ti viene servito in tavola, anche se non ti piace. Perchè non puoi scegliere. Analogamente, reputo quell’affetto forzato dagli eventi.”  

Cos’è la libertà all’interno di un carcere?

“Il carcere mi ha consegnato la stessa sensazione che respiravo quando ero in collegio: la vita costretta in quattro mura, sorvegliata dai guardiani, limitata da severi cancelli, l’impossibilità di possedere oggetti personali e soprattutto la costrizione di recintare il desiderio di vedere i tuoi genitori, imponendoti di circoscriverlo in un gramo arco temporale, pari ad una volta ogni quindici giorni. Anche quella è una forma di reclusione che annega la tua libertà. Ecco, percorrendo quest’esperienza in carcere, mi è ritornata quell’angoscia, mia amica/nemica inseparabile, di quando ero in collegio.”

Cosa ti ha consegnato quest’esperienza e, di contro, cosa reputi di aver lasciato a quelle donne?

“Quest’esperienza mi ha consegnato un senso di grande ed autentica angoscia, vicinanza, dolore. E, soprattutto, un desiderio scalfito in una speranza: vorrei essere così ricco da poter mettere in piedi iniziative volte al recupero di queste donne e che rilevino nella cultura l’unico ed autorevole punto di forza. La cultura come mezzo per indurle a spostare la mente da ciò che sono; la cultura come unica arma per perseguire la ricchezza morale, prima di anelare al benessere materiale; la cultura come canale utile ed efficace per portare quelle donne a comprendere l’autodistruzione insita nel male: fare del male ad un altro essere umano significa fare del male a sé stessi. Consentire alle detenute di studiare in carcere per spostarsi da quella dimensione, metterle in condizione di erigere un solido e rigoglioso “muro di cultura” che le separi dal mondo del crimine, farle lavorare ed impegnarle in attività volte a restituirgli una dignità sociale, quindi educarle per non lasciarle nella solitudine del loro pensiero: mi piacerebbe molto radicare nella concreta realtà questa intenzione. È stata un esperienza estremamente bella, anche se mi ha rattristato molto.

20150326_94033_asfilata4

A loro credo di aver consegnato grande entusiasmo, oltre che un giorno diverso che, mi auguro, gli abbia lasciato addosso il desiderio di riscatto sociale, anche dopo aver svestito i miei abiti e che, congiunto all’esperienza conseguita in quella sede, le induca a capire che esiste un mondo diverso, più ampio e scevro da crimini e violenza. Quindi, spero di aver spalancato nei loro cuori quella finestra dalla quale scorgere la bellezza del mondo. Un giorno da sogno, coronato dall’emozione di sfilare in passerella che deve essere custodito con cura, premurosamente avvolto in un setoso velo di opportunità: l’alta moda è un mondo lontano dalle loro vite, se pensiamo che quelle donne provengono principalmente dalle cosiddette “realtà difficili”, della città e delle periferie, ed è pertanto vissuto e recepito da loro come qualcosa d’inafferrabile. Aver toccato con mano e vissuto sulla propria pelle, la magia insita in questo mondo, adorno di bagliori e sontuosità, deve fungere da grande stimolo per avvicinarsi a situazioni, sentimenti, emozioni ed intenzioni più belle, costruttive e genuine.

20150326_94033_asfilat8

La maggior parte di queste donne, delinque non per motivi economici, ma per stabilire potere, forza, senso di appartenenza ed egemonia all’interno di un gruppo e solo e soltanto la cultura, deve e può sancire il loro allontanamento da quel contesto e da quelle realtà.”

Un’anima, fragilmente forte, delicata ed acuta, inondata da una sensibilità, rara, profonda, marcata, commovente, imbastita da reverenziale rispetto per il dolore, per la sofferenza altrui.

Quella sofferenza che trapela mediante “la sfilata del dolore” portata in passerella da un’altra anima, nella quale è facilmente rilevabile quello strascico di propria afflizione.

La capacità di rilevare negli occhi, i colori peculiari di quegli “stati d’animo familiari” e convertirli in emozioni, parole, pensieri ossequiosi e tutt’altro che invadenti.

Il garbo di chi ottempera le ferite altrui con ragguardevole cortesia.

L’umile estimazione di chi comprende che “il rispetto non ha classe” e tributare rispetto, personifica l’accessorio più elegante e “di classe” con il quale adornare la propria essenza.

Il talento, disarmante ed encomiabile, di chi, armato di stoffa, forbici e cruda umanità, riesce a tramutare quella sofferenza in un abito, capace di scandire un’emozione da portare in passerella.

Il cuore, il buon cuore, prerogativa tutt’altro che banale, di un uomo che ha saputo e voluto assoggettare la sua umanità alla creatività e fonderle fino al conseguimento di quell’equilibrio, armonico e perfetto, che consente all’una di rappresentare il punto di forza dell’altra.

Queste, ed infinite altre sono le emozioni che respirano attraverso gli abiti di Gianni Molaro.

20150326_94033_asfilata1

Foto: NewFotoSud Sergio Siano

Tags: . napolialta modacarcere femminile di pozzuolidetto fattogianni molaroraiduesfilata in carcere
ADVERTISEMENT
Prec.

Storia della tradizione musicale napoletana: Funiculì Funiculà

Succ.

Cina: realizzato corridoio panoramico “sospeso” nel vuoto

Può interessarti

Il primo 21 marzo di Antimo Imperatore, l’ultima vittima innocente uccisa a Ponticelli
Cronaca

Ponticelli, 20 luglio 2022: il raid del clan De Luca Bossa, l’arresto del commando e il tragico duplice omicidio

20 Luglio, 2025
Toni Servillo e Le Quattro Stagioni di Vivaldi inaugurano “Un’Estate da Re” alla Reggia di Caserta
Arte & Spettacolo

Toni Servillo e Le Quattro Stagioni di Vivaldi inaugurano “Un’Estate da Re” alla Reggia di Caserta

19 Luglio, 2025
Campania Teatro Festival, numeri da record: oltre 40mila presenze in 31 giorni
Arte & Spettacolo

Campania Teatro Festival, numeri da record: oltre 40mila presenze in 31 giorni

19 Luglio, 2025
Scuola Estiva ICCROM a Ercolano: il lavoro sul campo per la conservazione del patrimonio
Arte & Spettacolo

Scuola Estiva ICCROM a Ercolano: il lavoro sul campo per la conservazione del patrimonio

19 Luglio, 2025
Torre Annunziata: neonata rischia di soffocare, salvata dagli agenti della Polizia
Cronaca

Torre Annunziata: neonata rischia di soffocare, salvata dagli agenti della Polizia

19 Luglio, 2025
Omicidio Mergellina, l’imputato Valda in aula: “chiedo scusa alla famiglia”
Cronaca

Omicidio di Francesco Pio Maimone: a novembre il processo d’appello per Francesco Pio Valda

17 Luglio, 2025
Succ.
Cina: realizzato corridoio panoramico “sospeso” nel vuoto

Cina: realizzato corridoio panoramico "sospeso" nel vuoto

Please login to join discussion

Ultimi Articoli

Capri, shock all’alba: uomo aggredisce una donna fuori da un ristorante. Virale il video dell’accaduto

Capri, shock all’alba: uomo aggredisce una donna fuori da un ristorante. Virale il video dell’accaduto

di Redazione Napolitan
20 Luglio, 2025
0

Sta facendo il giro del web il video, diventato virale in poche ore, di una violenta aggressione avvenuta questa mattina...

Andrea Bocelli saluta Elara, l’ultimo omaggio alla bambina cieca che amava la sua voce

Andrea Bocelli saluta Elara, l’ultimo omaggio alla bambina cieca che amava la sua voce

di Redazione Napolitan
20 Luglio, 2025
0

Elara Grace aveva solo 9 anni, ma nella sua breve vita aveva già scoperto una luce che andava oltre il...

Il primo 21 marzo di Antimo Imperatore, l’ultima vittima innocente uccisa a Ponticelli

Ponticelli, 20 luglio 2022: il raid del clan De Luca Bossa, l’arresto del commando e il tragico duplice omicidio

di Luciana Esposito
20 Luglio, 2025
0

La mattina del 20 luglio 2022, nel quartiere napoletano di Ponticelli, si susseguirono due importanti eventi che hanno sancito un...

Chi è Alberto Trentini: il cooperante italiano prigioniero in Venezuela

Chi è Alberto Trentini: il cooperante italiano prigioniero in Venezuela

di Redazione Napolitan
20 Luglio, 2025
0

Compirà 45 anni ad agosto, Alberto Trentini, un operatore umanitario con oltre vent'anni di esperienza nella cooperazione internazionale. Laureato in...

Facebook Twitter Youtube
  • Redazione
  • Contatti
  • Privacy and Cookie Policy
  • AD
Napolitan è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Nola n.° 9 del 23/12/2014. Iscrizione al Registro degli Operatori per la Comunicazione n. 24695

© 2022 Napolitan.it | Tutti i diritti riservati

Bentornato!

Accedi al tuo account

Hai dimenticato la password?

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o email per recuperare la password

Accedi
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • News
  • Cronaca
  • Arte & Spettacolo
  • Musica
  • Napolitan by Night
  • Non solo hobby
  • Foto
  • Da Sud a Sud
  • Fratelli d’Italia
  • Fenomeni Virali

© 2022 Napolitan.it | Tutti i diritti riservati

Vuoi sbloccare questo post?
Contenuti da sbloccare rimanenti. : 0
Sei sicuro che vuoi cancellare questo abbonamento?