I tweet, ormai, rappresentato una delle più diffuse e comprovate mode in materia di comunicazione. Snellire i pensieri riducendoli ai minimi termini, affinché possano essere relegati nei 140 caratteri a disposizione dell’utente ed avvalersi di “retweet” ed Hashtag, rappresenta lo sport più praticato da parte del popolo del web.
Più o meno giovane. Più o meno popolare. Più o meno noto.
È facile, così, diffondere in rete pensieri equivocabili o che ben si prestano a talune interpretazioni.
Un aspetto, un limite, un “pericolo” comprovato anche da un recente stadio proprio in materia di tweed, condotto da tre università italiane e che ha avuto come risultante finale la metratura della “mappa dell’intolleranza.”
Il nome di Maurizio Gasparri figura senz’altro tra quello dei personaggi illustri particolarmente propensi a partorire tweet di cattivo gusto e soprattutto dal carattere fortemente discriminatorio.
Non contento della figuraccia rimediata quando travestendosi da cyberbullo denigrò, proprio tramite un tweet, una fan di Fedez, prendendola di mira per i suoi chili di troppo, Gasparri persevera.
Domenica scorsa, difatti, ha commentato con il seguente tweet la trasmissione di Lucia Annunziata «In mezz’ora»: “Faccio zapping e vedo una analfabeta che intervista Caccamo. Il ritorno di Caccamo #vivailvesuvio.”
La conduttrice, difatti, ospitava in collegamento il magistrato Raffaele Cantone, contornato dallo sfondo di una cartolina Golfo-Vesuvio che ricordava in parte quello di Felice Caccamo, personaggio cult del Teo Teocoli di “Mai dire gol”.
Un tweet che ha prevedibilmente scatenato numerose polemiche tra il popolo di twitter e non solo. Tanto da indurre Gasparri ad emettere un altro cinguettio: «Ora transitato davanti al Vesuvio, viva la Campania. Questo si può dire?».
L’ennesimo episodio che rilancia e sottolinea “il pericolo” insito nell’uso improprio dei canali di comunicazione e che, probabilmente, impone di vagliare seriamente l’ipotesi d’introdurre una “guida all’utilizzo”, quale condizione necessaria ed imprescindibile per accedere ai social network.
La massa va educata, alla massa va insegnato il modo più sano e costruttivo di avvalersi di quei 140 caratteri per esprimere idee ed opinioni, alla massa vanno inculcato l’importanza ed anche il peso della comunicazione.
La massa va educata a partire dai “piani alti”, proprio da quei vertici che dovrebbero fungere da esempio e che, invece, sempre più frequentemente si rivelano pervasi da manie di protagonismo che sviliscono la lucidità necessaria per armarsi del buon senso e della lungimiranza essenziali per emettere cinguettii celestiali, piuttosto che più confacenti allo starnazzare di una cornacchia.