Stava lavorando con una smerigliatrice su un’impalcatura, all’altezza della finestra del bagno al primo piano di uno stabile in vico Castellina, nel quartiere napoletano denominato Sanità. Improvvisamente ha perso l’equilibrio ed è caduto.
Questa è la morte di un operaio edile, dopo essere precipitato da un impalcatura. L’uomo, 55 anni, secondo quanto si è appreso, stava lavorando, quando è caduto da un’altezza di circa dieci metri, per il quale è stata inutile anche la corsa al Vecchio Policlinico.
L’operaio, originario di Mugnano di Napoli, era senza protezione quando è caduto mentre spostava alcune lamiere. E’ deceduto sul colpo. Indagano sulla vicenda le forze dell’ordine.
Ancora una volta, purtroppo, la storia si ripete: non vengono individuate ed attuate misure di prevenzione efficaci, e sul posto di lavoro si continua a rischiare la vita. Sono 150 mila all’anno gli incidenti sul posto di lavoro nei 27 Paesi dell’Unione.
Le cifre sono in calo, ma restano allarmanti soprattutto in alcuni settori come l‘edilizia, l’agricoltura e le infrastrutture. E al nostro Paese, con 2,6 decessi ogni 100 mila lavoratori, spetta il record negativo.
A quasi vent’anni di distanza dalla direttiva quadro del 1989 , per le istituzioni europee il fenomeno delle “morti bianche” e dei decessi legati al lavoro rimane un’emergenza assoluta.
Questo nonostante alcuni progressi registrati negli ultimi anni. I dati statistici dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro rivelano che tra il 1995 e il 2004 gli infortuni mortali in 15 paesi europei sono calati del 29,41 %. In Italia, la diminuzione è stata solo del 25,49 %, un dato meno esaltante rispetto a quello di altri paesi come la Germania, o la Spagna.
Ma le statistiche si sa, vanno prese con le pinze. Dai dati Eurostat si scopre che nel 2005 l’Italia aveva una media di 2,6 lavoratori uccisi ogni 100 mila occupati contro 2,3 nel resto del continente. In calo del 50 per cento rispetto al 1994, il tasso si conferma superiore a paesi come l’Austria (4,8) o la Spagna (3,5), e a pari merito con il Lussemburgo. Ma il trend non deve ingannare: a conferma che le morti bianche rimangono un’emergenza sono i 1.302 occupati italiani deceduti sul posto di lavoro negli ultimi anni.
Emerge dunque la necessità di riflettere in maniera straordinaria su un fenomeno che ogni volta sembra sorprenderci, ma che, inesorabilmente, dopo qualche giorno finisce per essere considerato nell’ambito della casualità o, peggio ancora, della normalità.
Dovremmo avere il coraggio di rimettere in discussione alcune nostre convinzioni, e magari interrogarci su questioni importanti. E’ l’assenza di lavoro, infatti, una delle condizioni principali di ricatto. Nulla cambierà sino a quando lo squilibrio tra domanda ed offerta, tra buone e cattive condizioni di impiego, tra certezze e precarietà, resterà così grande.