Immigrazione e disagi a Napoli. Ha fatto scalpore la storia di una donna aggredita per un euro. La malcapitata, avvicinata da un uomo di Capo Verde, è stata presa con violenza. L’aggressore le aveva chiesto qualche moneta per mangiare. Il rifiuto della donna ha innescato una sua reazione esagerata. Il 40enne ha cercato addirittura di ammazzare la signora. Le ha stretto due dita al collo e le ha fatto perdere i sensi. L’immigrato è finito agli arresti. L’episodio avvenuto alla Pignasecca alcuni giorni fa, ha sollevato la questione del problema immigrati. L’accusa mossa all’individuo è di rapina, tentato omicidio, lesioni e sequestro di persona.
L’arrivo a Napoli di varie etnie di individui provenienti da paesi stranieri, può essere un’opportunità, ma anche un limite per la città. Napoli infatti stenta a gestire se stessa e non è capace di disciplinare l’accoglienza dei numerosi profughi che la popolano.
In una metropoli come quella partenopea, multietnica e poliedrica a livello di culture, non è difficile che accadano episodi di panico e violenza tra gli abitanti del posto. Il mercato della prostituzione, della vendita di merci contraffatte, la manovalanza agricola, dà lavoro agli immigrati. Quando però la crisi e la sfortuna travolge le loro vite, ecco che finiscono tutti a chiedere l’elemosina a causa dell’indigenza economica. La povertà può in certi casi degenerare in violenza, causando aggressioni ai cittadini. Molte sono le prese di posizione collettive contro i migranti da parte dei cittadini, atteggiamento certamente poco sano e irrispettoso dell’individualità altrui. Se certi stranieri sono pericolosi, è vero che tanti altri vivono nell’onestà e riescono ad interagire bene con il resto del tessuto cittadino.
Nella Napoli spaurita da eventi violenti, il coro anti-immigrati spesso si solleva. Ci si meraviglia che tanti uomini e donne vengano di continuo in città, in un territorio in cui manca tutto, creando disagio a se stessi e agli altri. La poltica non dovrebbe di fatto gestire la questione extracomunitari come un problema da governare, ma come una risorsa da valorizzare in quanto ricchezza territoriale.