Nuova protesta a Napoli dei lavoratori del Cub, Consorzio unico di bacino (impegnato nella raccolta dei rifiuti in Campania), da anni senza stipendio.
Inizialmente è stata occupata la sede dell’Anci, successivamente è stata bloccata la galleria della Vittoria. Il traffico è andato in tilt, e si è deciso in via straordinaria di riaprire piazza Plebiscito al traffico.
La protesta estrema è quella di due manifestanti. Uno salito su un cornicione, ad una decina di metri di altezza, un altro che si trova sulla gru del cantiere metro di piazza Municipio: fanno sapere che scenderanno quando riceveranno risposte alle loro richieste: “E’ venuto fuori quanto le organizzazioni sindacali denunciavano da tempo – afferma Vincenzo Guidotti del sindacato azzurro – Il piano della Regione per i lavoratori dei consorzi prevedeva che dovessero essere licenziati da dipendenti pubblici per accedere a un corso di formazione a 800 euro riservato ai disoccupati, utilizzando fondi europei definiti Fsc. Il piano è emerso dall’ultima riunione tenuta la settimana scorsa con l’assessore Romano”.
“Questo è solo l’inizio – aggiunge Guidotti – per mettere a nudo una responsabilità della Regione e del governo che lo condivide. La legge prevedeva che i costi dei lavoratori dovevano essere scaricati sull’utenza e che i prefetti dovessero commissariare gli enti che non ottemperavano”.
Intervengono polizia e carabinieri che riescono, senza l’uso della forza, ad allontanare, verso la stazione marittima i lavoratori del Cub in protesta.
Nel pomeriggio scatta un altro blocco stradale, in via Acton, all’altezza del maschio Angioino, dove una donna si cosparge di benzina; litigi con gli automobilisti. Tensione altissima. La polizia tenta un’opera di mediazione per sbloccare la strada.
“Non lasceremo la strada. il consorzio è in liquidazione e nessuno ci paga – spiegano i manifestanti – Finchè non apriranno un tavolo interistituzionale con il presidente della Regione Caldoro, il sindaco De Magistris e l’Anci“. “Noi siamo senza stipendio da due anni – spiega nel caos generale Domenico Merolla responsabile regionale della Filas – ma si continuano a sprecare soldi. Per noi sarebbero stati stanziati 52 milioni, ma la Regione ne ha destinati sette ai nuovi corsi di formazione”.
In seguito, è arrivata una nota della Regione Campania dall’assessore Romano, in cui si legge che “la Regione Campania ha definito, d’intesa con il Governo, un programma di investimenti nel ciclo integrato dei rifiuti che coniuga la realizzazione dei progetti dei beneficiari (Comuni e società provinciali) con l’occupazione dei lavoratori dei Consorzi di Bacino attualmente non impegnati operativamente. Tale piano di investimenti – prosegue la nota – è finanziato con 60 milioni di euro del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) ed è finalizzato a migliorare la raccolta differenziata e l’impiantistica di trattamento dei rifiuti attuando concretamente la L.R. 5/2014 che ha previsto una tutela generica per questi lavoratori. Ma la competenza ad intervenire non è della Regione Campania: i lavoratori dei Consorzi Unici di Bacino, sono stati dichiarati, come loro stessi avevano chiesto, lavoratori di comparto pubblico. Ciò significa che, sono iscritti per 24 mesi nelle liste di disponibilità e dovrebbero percepire l’80 per cento dello stipendio dai rispettivi datori di lavoro, che sono i Consorzi di Bacino, composti dai Comuni”.
Questi, gli effetti perversi della Crisi, tra precarietà, incertezza e disperazione, non casi isolati. A tal proposito, infatti, è riconducibile anche un altro gesto estremo: Un imprenditore Vittoriese (Ragusa), Luigi Giacchi, è stato ritrovato impiccato all’interno del bagno del suo box di vendita.
Un suicidio al mercato, luogo della contrattazione commerciale dell’ortofrutta, non può passare inosservato. Le indagini sull’accaduto vengono svolte dalla polizia.
Prevedibile che la crisi continui a produrre i suoi effetti fortemente negativi su famiglie e imprese anche per larga parte del 2015, nonostante la nuova parola d’ordine sia ‘crescita’.
Quello a cui, invece, non avremmo mai voluto assistere, è il riproporsi di episodi disperati ed estremi da parte di tanti lavoratori che, schiacciati dalla crisi, non riescono a continuare l’attività che è il loro lavoro, che spesso coincide anche con la loro vita.