Le Iene sembrano averci preso gusto a prendersi cura dei disagi che affliggono Napoli e, se la scorsa settimana si sono occupati della questione dei parcheggiatori abusivi che ostacolavano l’attività di una giovane imprenditrice, ecco che questa settimana hanno deciso di dedicarsi alla Curia di Napoli.
Ebbene si, anche un organo lindo e puro come quello della Chiesa viene messo sotto la lente di ingrandimento de “Le Iene”, smascherando una situazione che si è protratta per anni e che, alla luce della giornata di ieri all’insegna della visita papale, stride con i principi che da sempre la Chiesa porta avanti.
Ci troviamo alla “Casa del Clero”, una sorta di pensione per sacerdoti anziani gestita dall’Arcidiocesi di Napoli, a cui fa capo il Cardinale Crescenzio Sepe, dove viene raccontata la storia di Gerardo e Luigi, due dipendenti della suddetta casa di cura che vi lavorano in una condizione di assoluta illegalità.
I due sarebbero stati assunti dalla Curia di Napoli verso la metà del 2010 senza alcun tipo di contratto lavorativo che tutelasse i loro diritti. Lavoravano in questa struttura per 8 ore al giorno e venivano pagati tramite un assegno per una cifra che si aggirava intorno ai 1300€. Dunque, per questi lavoratori non esistevano nessun tipo di contributi pensionistici, assicurazioni, assegni per i familiari a carico e tutele in caso di malattia.
Nel marzo del 2011 le cose sembrano cambiare: ai due dipendenti viene finalmente offerto il tanto agognato contratto che, prontamente, viene firmato. Nel contratto, però, le ore lavorative dichiarate sono solamente 4, mentre i dipendenti continuano a prestare il loro servizio per le ore precedentemente stabilite. Tale contratto scade dopo un anno e, invece dei soliti rinnovi offerti dopo le scadenze, Gerardo e Luigi tornano alla situazione lavorativa che ha preceduto il periodo contrattuale.
A tal punto, gli operai chiedono che i loro diritti vengano rispettati, ed è qui che viene il “bello”: la Curia, anziché offrire un nuovo contratto, chiede ai due operai di firmare una sorta di accorto dove dichiarano di offrire il loro lavoro alla Chiesa in modo del tutto gratuito, come dei buoni samaritani, e, visto che l’alternativa a tale accordo sarebbe la disoccupazione, Luigi e Gerardo firmano il suddetto documento, seppur con riluttanza.
Sembrerebbe che questo accordo avrebbe dovuto precedere un nuovo contratto di assunzione che, però, tarda ad arrivare; così i due operai, stanchi di tale situazione, decidono di fare causa alla Curia di Napoli. I risvolti di questi casi sono sempre più o meno scontati e la Curia, invece di provvedere a tale contenzioso attraverso la giusta assunzione, decide di sospendere i pagamenti ai due operai, insomma: una vera e propria punizione nei confronti di chi svolge un lavoro per poter vivere.
La Curia tenta di nuovo di rendere docili gli operai e decide di proporgli un nuovo accordo dove i due avrebbero dovuto ritirare la causa, dichiarare di nuovo di prestare il loro servizio spinti dall’amore caritatevole verso il prossimo e, nel frattempo, di attendere l’assunzione da una fondazione appena nata che avrebbe dovuto rilevare la gestione della “Casa del Clero”. Gerardo e Luigi, a questo punto, non abboccano più al tranello della Curia, decidendo di portare avanti la loro causa.
Ascoltata tale storia, la Iena Paolo Calabresi decide di incontrare il Cardinale e di fronte all’evidenza del filmato in cui in monsignore afferma chiaramente che gli operai non vengono più pagati per la causa in corso, Sepe si inalbera scatenando un piccolo parapiglia, evitando di offrire delle chiare spiegazioni e lasciando intendere che, visto l’enorme imbarazzo da parte sua, qualcosa di oscuro in questa storia c’è.
Non è sicuramente la prima volta che sentiamo parlare di contratti in nero, diritti negati e contenziosi tra lavori e dipendenti ma, associare tutte queste immagini negative ad un’istituzione importante e, soprattutto, nei giorni in cui il Papa visita Napoli, lascia veramente tanto amaro in bocca, soprattutto se si pensa alla quantità di soldi che gira intorno a tali istituzioni.
Si spera che la questione non finisca nel dimenticatoio e che le persone adatte al caso possano chiedere i giusti chiarimenti su un argomento tanto diffuso quanto delicato, al fine di limitare al minimo altre storie come quelle di Luigi e Gerardo.