Si chiude col patteggiamento la prima fase del caso giudiziario e mediatico sul metodo Stamina.
Il caso riguarda Davide Vannoni (presidente di Stamina foundation), ed altri sei imputati: era attesa per oggi, all’udienza preliminare, la decisione del gup che doveva anche stabilire se prosciogliere o rinviare a giudizio l’ex direttore sanitario degli Spedali Civili di Brescia e una dottoressa, fra gli imputati bresciani che non hanno scelto riti alternativi.
La pena concordata per Vannoni è di un anno e dieci mesi con sospensione condizionale, mentre gli altri sei patteggiamenti si sono conclusi con pene comprese tra un anno e un anno e nove mesi di carcere.
La richiesta di patteggiamento era strettamente vincolata alla sospensione immediata delle attività in Italia e all’estero. Quattro i rinvii a giudizio, tra cui quello dell’ex direttore sanitario Ermanna Derelli. Sono invece due i condannati con giudizio abbreviato: al direttore dell’Ires piemonte Marcello La Rosa due anni e mentre sei mesi per Carlo Tomino, ex dirigente dell’Aifa.
Gli imputati hanno usufruito della sospensione condizionale della condanna a patto che non proseguano le attività della fondazione e le terapie.
Se per Guariniello (l’accusa), la sentenza rappresenta un trionfo per la scienza, per i difensori di Vannoni – Liborio Cataliotti e Pasquale Scrivo: “La vera sconfitta è la scienza. Vannoni resta convinto della validità del metodo e in cuor suo è innocente”.
Ma cos’è esattamente il metodo stamina? Stando al suo stesso promotore, il “metodo” Stamina consiste nella somministrazione di cellule staminali mesenchimali per la cura di particolari patologie. La gamma di malattie che secondo Vannoni possono essere curate è molto ampia, e ne comprende anche di tipo neurodegenerativo, come la leucodistrofia metacromatica.
Vannoni sostiene di avere sviluppato il “metodo”, dopo avere trattato con le cellule staminali una emiparesi facciale causata da una infezione virale nel 2004 in Russia. Successivamente invitò in Italia un ricercatore russo e uno di origini polacche, che lo aiutarono a sviluppare un sistema, che sarebbe poi diventato il “metodo”.
Tra le persone sottoposte al trattamento ce ne sono state alcune affette da Parkinson, altre da Alzheimer e altre ancora da patologie che colpiscono il sistema nervoso e l’apparato muscolare. Le cellule utilizzate da Vannoni sono ottenute attraverso espianti dal midollo osseo, ma come è stato ampiamente discusso, molti dettagli sul suo “metodo” continuano ad essere ignoti.
Alla scarsa trasparenza contribuisce anche l’assenza di pubblicazioni scientifiche che illustrino metodologie, protocolli e risultati ottenuti attraverso la somministrazione delle staminali.
Vannoni dice di utilizzare cinque diversi tipi di cellule, le cui quantità sono calibrate a seconda dei risultati che si vogliono ottenere, dalla rigenerazione di tessuti danneggiati a soluzioni ,per ridurre le infiammazioni attraverso somministrazione cellulare.
Da quando esiste, la Stamina Foundation si è dovuta confrontare più volte con le autorità sanitarie italiane ed europee, sino ad oggi, rappresentando, secondo Vannoni, pressioni per non far insediare la ricerca su Stamina.
Nel procedimento che lo ha visto patteggiare oggi invece è arrivata la sospensione della pena, ma Vannoni dovrà astenersi dal reiterare le sperimentazioni in futuro, pena la decadenza del beneficio.