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Eutanasia – tra il dolore e la politica

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
18 Marzo, 2015
in In evidenza, News
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Eutanasia – tra il dolore e la politica
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eutanasia

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Eutanasìa, in greco antico, significa letteralmente ‘buona morte’. Oggi con questo termine si definisce correntemente l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato terminale.

Un ampio dibattito sull’eutanasia è comparso negli ultimi decenni del XX secolo; principalmente per il perfezionamento delle macchine con cui si può tenere in vita un morente per tempi lunghissimi. Lo scontro etico-giuridico si delinea tra coloro che ritengono che la fine della vita umana sia un evento a noi disponibile, e coloro che ritengono che la vita umana sia un valore inviolabile.

Distinguiamo l’ eutanasia passiva, quando è il medico ad astenersi dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato; eutanasia attiva quando è proprio il medico a causare la morte del malato; ed infine eutanasia volontaria, ovvero quando il medico risponde alla volontà dell’assistito.

In Italia, l’eutanasia attiva costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale.  Al contrario la sospensione delle cure (cosiddetta “eutanasia passiva“) costituisce un diritto inviolabile in base all’articolo 32 della Costituzione italiana in base al quale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Nella Grecia antica il suicidio riscuoteva un’alta considerazione: si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. L’assistenza al suicidio nel mondo classico non fu proibita fino all’avvento al potere del cristianesimo.

Negli anni ’30 nacquero nel mondo anglosassone le prime associazioni, che nel dopoguerra si svilupparono fortemente. Oggi le associazioni di tutto il mondo sono riunite nella World Federation of Right to Die Societies (Federazione Mondiale delle Società per il Diritto di Morire), tanto che nel 1974 alcuni umanisti, tra cui scienziati, filosofi e premi Nobel, lanciarono il manifesto A Plea for Beneficent Euthanasia, che riscosse molti consensi.

Più recentemente, la battaglia si è spostata, oltre che sulla richiesta della legalizzazione, sulla liceità e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di un “testamento biologico”.

Esaminando chi è inequivocabilmente contro, considerando l’eutanasia un omicidio a tutti gli effetti, troviamo la Chiesa Cattolica: “la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne”; è al massimo ammessa la fine delle terapie qualora venissero ritenute sproporzionate.

Una posizione del genere, si pone esclusivamente dal punto di vista del medico, e mai dal punto di vista del paziente sofferente. In passato, talvolta questa sofferenza era ritenuta un modo di “partecipare” alla passione di Gesù e, ancora oggi, l’Italia è clamorosamente indietro nella somministrazione di morfina ai malati terminali.

ll 13 luglio 2000 lo stesso Ministro per la Sanità Veronesi ha affermato che «l’eutanasia non è un tabù», nell’agosto 2001 i Radicali hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo Legalizzazione dell’eutanasia.

Nel dicembre 2012 è stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dall’Associazione Luca Coscioni. La raccolta di firme terminata il 13 settembre, ha portato oltre 65.000 firme.

Nonostante questi timidi passi avanti, in Italia la situazione sembra ancora oggetto di discussione,al contrario della Francia; dove è stata approvata a larghissima maggioranza la proposta sul fine vita che prevede una “sedazione profonda e continua” per i pazienti in fasi terminale.

L‘Assemblea Nazionale francese si è espressa oggi con 436 voti a favore a 3 contrari, dopo aver respinto nei giorni scorsi gli emendamenti volti a legalizzare il suicidio assistito e l’eutanasia.

Oltre alla sedazione profonda, il testo approvato in aula prevede che i cittadini maggiorenni possano manifestare le loro direttive sul fine vita, in particolare il rifiuto dell’accanimento terapeutico. Iscritte su un registro nazionale, e revocabili in qualsiasi momento, queste direttive dovranno essere seguite dal medico salvo “nei casi di emergenza vitale per il tempo necessario ad una valutazione completa della situazione”.

Almeno la Francia ha preso delle decisioni in materia. “Va comunque dato atto al Parlamento francese di incentrare la legge sulla volontà non eludibile del malato di saper fare ciò che il Parlamento italiano non ha il coraggio di fare: discutere e decidere” – parole di Cappato (Promotore della campagna Eutanasia Legale) – “Nessun gruppo parlamentare ha infatti chiesto finora la calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale che abbiamo presentato nel settembre 2013, mentre la maggior parte degli italiani si conferma a favore dell’eutanasia…”.

Tags: agoniaEutanasiafranciaitaliamalattie terminali
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Napoli 18 marzo 1944, l’ultima eruzione del Vesuvio

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