18 Marzo 1944 Il Vesuvio grida vendetta.
” Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell’ottobre del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una peste che corrompe non il corpo ma l’anima, spingendo le donne a vendersi e gli uomini a calpestare il rispetto di sé. Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un osceno, straziante orrore……..” ( da La Pelle di Curzio Malaparte )
Il 1944 era il quarto anno del conflitto mondiale, per i napoletani il più critico, la città era un obiettivo strategico dei tedeschi prima e delle forze alleate dopo. Qualche mese prima, l’insurrezione delle Quattro Giornate aveva nuovamente conferito fiducia e onore ad un popolo straziato dalla sofferenza, il nemico era stato cacciato ed era stato messo in fuga da un manipolo di civili e di scugnizzi, il popolo si era svegliato e aveva detto basta. Quando il 1° Ottobre del 1943, le forze alleate entrarono in città, la trovarono già libera. Niente faceva presupporre che le cose sarebbero andate di male in peggio con l’arrivo degli americani.
L’eruzione del Vesuvio, iniziata nel pomeriggio di sabato 18 marzo, fu accolta dai napoletani con cupa rassegnazione all’ennesima catastrofe. All’epoca, i napoletani erano abituati a percepire il vulcano come vivo e attivo, ma non a temerlo come distruttivo e, in ogni caso, la fame, la disperazione, la sofferenza della guerra si sovrapponevano a tutto. Ma il Vesuvio fu implacabile. Come a volere punire e purificare un popolo, il suo popolo, che si era venduto allo straniero per pochi centesimi, diede inizio alla sua inarrestabile distruzione.
Il 18 marzo vi fu un aumento improvviso delle attività vulcaniche e alcune colate laviche iniziarono a traboccare dall’orlo del cratere. La principale colata discese in direzione nord ovest e seguendo i fianchi del cratere del Monte Somma, si diresse verso il Fosso della Vetrana e i paesi di Massa di Somma e San Sebastiano distruggendo i paesi abitati e costringendo alla fuga più di 12000 persone. Il 21 marzo le colate si fermarono a meno di un chilometro e mezzo dall’abitato di Cercola, ma, in contemporanea, iniziarono delle forti esplosioni dal cratere e i getti di lava crearono delle vere e proprie fontane alte fino a 2 chilometri sopra la cima del vulcano.
Solo dal 27 marzo le esplosioni iniziarono a diminuire di intensità e frequenza e il 29 l’eruzione si concluse definitivamente.
L’eruzione colse di sorpresa l’aviazione americana, causando loro danni maggiori di un bombardamento: ben 88 bombardieri B-25 Mitchell, che si trovavano in una pista di atterraggio vicino Terzigno vennero coperti e distrutti dalle ceneri.
Giustizia era fatta, il Vesuvio aveva vendicato l’onore del suo popolo.
L’eruzione del 1944 è stata l’ultima, da allora il ricordo del Vesuvio come vulcano è andato progressivamente affievolendosi, o forse è stato volutamente rimosso in quelli che sono territori ad alto rischio.
Il Vesuvio è diventato ‘a muntagna e nonostante non si possa costruire nella “zona rossa”- di recente estesa anche alla città di Napoli – l’abusivismo edilizio e la cementificazione selvaggia hanno reso i comuni vesuviani i più densamente popolati d’Europa, con il risultato di sovrappopolare territori che sarebbe stato meglio evacuare, con conseguenze facilmente immaginabili se ‘a muntagna si dovesse risvegliare.