La storia del Diamond Dogs, locale underground degli anni ottanta, in una mostra che apre i battenti al PAN il 14 marzo. Il mitico locale rivive attraverso le foto di Toty Ruggieri, i video di Antonio M.G.Piccolo, le opere di Lucia Gangheri, Enzo Palumbo e Michelangelo Riemma, le tracce delle performance di Salvatore Cantalupo, le locandine dei concerti e degli eventi, i documenti del collettivo creativo di uno dei luoghi più significativi e caratteristici di una delle stagioni più esaltanti e produttive della recente storia culturale napoletana. Ad accompagnare la mostra, un catalogo con testi di Luigi Caramiello, Nino Daniele, Jean Digne, Dario Jacobelli, Sergio Maglietta, Gianni Montesano, Paolo Pontoniere, Maria Luisa Santella, Federico Vacalebre, Antonio Tricomi.
Ma come nacque il Diamond Dogs?
In una Napoli post terremoto e precisamente l’11 giugno 1984, un gruppo di giovani “eroi” scopre ed inaugura nelle viscere della città, (Cavone di San Gennaro alla Sanità) il sito che per molti anni segnerà una tappa obbligata per tutti quelli che volevano vivere eventi legati alla cultura underground. Sulla scia del più famoso Bat Cave londinese ”L’Officina Post Industriale” (il cui nome era tratto dal titolo di un album di successo di David Bowie) era praticamente un enorme seminterrato, sul cui piccolo palco hanno suonato Band europee a cui si alternavano quelle provenienti d’oltreoceano o le italiane. Il Diamond Dogs offriva la migliore musica di quegli anni. Un punto di riferimento importante non solo per quanto riguarda la musica. Numerose infatti anche le mostre di pittura e di fotografia ospitate dal locale della Sanità, sempre presentando artisti di livello internazionale. Ricordiamo che la mostra resterà aperta fino al 23 marzo.
Attilio Barbieri