Sui siti web che hanno promosso la campagna “Stop Acid Attacks”, vengono chiamate “fighters”. Si tratta di quelle“donne combattenti” che, pur avendo visto l’acido corrompere la loro pelle, i loro sogni, il loro ruolo attivo in società, non si sono arrese. Infatti, hanno deciso di partecipare al “Bello calendar” posando come modelle e rappresentando contemporaneamente i loro “sogni nel cassetto”, le loro speranze, le loro aspettative. Scatto dopo scatto, viene ridisegnato il comune concetto di bellezza, contro ogni convenzione, contro ” tutti coloro che discriminano e giudicano male coloro che hanno perso parte dei loro volti, ma combattono per trattenere le loro identità”
Il calendario– Dolly, sfigurata all’età di 12 anni, sogna di diventare un medico, ormai stanca di restare chiusa in casa. Gita viene sfregiata dal marito insieme alle sue figlie mentre dormono: l’uomo non riusciva a reggere il fatto che non gli avesse dato un figlio maschio; ma Gita non si arrende: vuole diventare uno chef. Laxmi, viene attaccata con l’acido mentre è al mercato, ma dopo il suo caso viene limitata la possibilità di acquistare acido in India. Ora è un’attivista per i diritti delle donne. Si prosegue così, pagina dopo pagina, 12 donne indiane con storie diverse, ma accomunate dalla medesima volontà di resistere alle negligenze e alle ingiustizie della società. Il calendario è acquistabile tramite una donazione a piacere al sito: http://paltan.in/calendar
Secondo l’indagine condotta dalla fondazione Thomson Reuters, l’India può essere considerato il 4º paese più pericoloso al mondo per quanto riguarda la sicurezza delle donne e si stimano annualmente circa 1000 aggressioni con l’acido. Non ci sono sussidi governativi di nessun tipo per le vittime. In molti casi ,senza l’attenzione dei media, molte tra le vittime più povere non sarebbero mai capaci né di sostenere le spese mediche né di richiedere l’applicazione della giustizia.
In questo contesto s’inserisce il contributo della fondazione no profit “Chhnav”, nata a Nuova Delhi nel 2013, che ha promosso la campagna ” Stop Acid Attacks” e il calendario acquistabile sulla piattaforma online “Paltan”. Chhnav si occupa di supportare le vittime di aggressioni con l’acido e le loro famiglie, allestendo anche luoghi per cantare, suonare, stare insieme, in un’atmosfera distesa e sicura perchè “gran parte di questi tentativi amplifica la loro fiducia, potenzia la loro autostima”.
Il salone di bellezza– Con simile scopo, Musarrat Misbah, un’impenditrice pakistana ha fondato “Depilex Smile again foundation” mettendo a disposizione delle donne, vittime di attacchi con l’acido, 25 saloni di bellezza, affinchè possano tornare a sorridere di nuovo. L’idea di Musarrat ha una precisa origine: nacque quando una sera, una donna “nascosta dal velo”, entrò nel suo salone di bellezza e le chiese un colloquio privato. ” C’era agitazione nel suo corpo, un grado di nervosismo evidente […] quando si tolse il velo, mi dovetti sedere. Di fronte a me c’era una donna che non aveva più una faccia”. Voleva tornare bella di nuovo, ma ciò sarebbe stato possibile solo con un’operazione. Musarrat le consigliò di tornare il giorno successivo, ma la donna non volle muoversi. Rifiutata dalla sua famiglia e gettata in strada, era venuta da un’altra città per cercare rifugio nel salone di Musarrat. Da qui l’imprenditrice pakistana aprì le porte del suo salone di bellezza, le allestì una camera, chiamò medici ed amici per aiuto. “Dal 2013, più di 600 donne sopravvissute ad aggressioni con l’acido, che sono state cacciate dalle loro case, hanno trovato una nuova vita presso la Smile again Foundation”: attraverso quest’occasione, riescono anche a guadagnarsi da vivere lavorando come estetiste presso i vari saloni dell’organizzazione.
Storie affascinanti che hanno come protagoniste delle nuove eroine: donne che senza mantello o superpoteri hanno avuto la forza di uscire dai confini delle loro brutte esperienze, facendosi portavoci di una problematica attuale e ,a volte, trascurata dalla scena internazionale. Le aggressioni con l’acido non riguardano solo l’India, il Pakistan, il Bangladesh, i Paesi dell’Asia Meridionale, ma anche l’America Latina, e alcuni casi ci sono stati anche in Italia (soprattutto a partire da settembre 2012). Le vittime non sono solo donne, ma anche bambini e uomini. Il “Bello Calendar”, i saloni di bellezza di Musarrat sono strumenti, ma anche simboli: rappresentano la ribalta di chi non ha più timore di mostrare le proprie cicatrici, di chi non vuole più tacere; perchè la violenza corrode gli esseri umani più profondamente dell’acido.