Storia a lieto fine nella notte della festa delle donne. La sera dell’ 8 marzo, nel Cosentino, una telefonata anonima al “113” evita il peggio ad una neonata.
Alle autorità giunge una richiesta di aiuto per una donna che piange e si dispera per strada in via Popilia, perchè aggredita. Subito attivatasi, una volante della questura di Cosenza, soccorre la giovane donna in lacrime. In attesa dell’arrivo del “118” tre agenti si prendono cura della malcapitata, completamente ubriaca.
In attesa di reperire notizie per compilare il verbale di fine del servizio, gli agenti iniziano le indagini per escludere dal caso, eventuali reati o coinvolgimenti di terze persone.
La donna, presa dalla disperazione e giunta ormai in ospedale rivela con un filo di voce, la sua più grande preoccupazione: “Andate a casa mia, dalle parti della cittadella universitaria di Arcavacata di Rende, lì troverete mia figlia, ha tre mesi, è rimasta da sola, ve la affido. È figlia mia e di un romeno…”.
La signora soccorsa, uscita a festeggiare la festa della donna, ha lasciato sola in casa la figlia di appena 3 mesi. La piccola, è rimasta incustodita in un tugurio per più di 5 ore, senza nutrimento, al buio e priva di riscaldamento. Al momento del ritrovamento, avvenuto intorno alla mezzanotte, la neonata viene rinvenuta in un buco di pochi metri quadrati, senza finestre, senza luce, senza una stufa. Nella culla lercia, la bimba piange ed ha paura. La piccola viene tirata fuori dal covo puzzolente ed è trasportata in ospedale. Ora per fortuna è sana e salva e soprattutto viene riempita di attenzioni.