Il parroco di Arosio, in provincia di Como, continua a sostenere che si sia trattato soltanto di una frase, calata in un preciso contesto, che richiede una precisa argomentazione di cui è in possesso, con una precisa soluzione di dialogo a cui si potrà tranquillamente arrivare.
Ma non ci sta l’omosessuale che dapprima ha dovuto ascoltare le parole del prete a fine celebrazione eucaristica senza poter ribattere, e poi ha cercato di chiarire il discorso in privato, in maniera più o meno pacifica, senza venirne a capo.
Secondo quanto dichiarato da don Angelo Perego, la situazione tra i due si chiarirà soltanto il 27 marzo, data in cui è in programma un incontro aperto a tutti sull’identità di genere.
L’accusa mossa al don è l’accostamento di termini quali “terrorismo” e “ideologia gender”: “L’ideologia gender è più pericolosa dell’Isis. La prima ci attacca dall’interno, la seconda dall’esterno“.
Quella che il parroco definisce ancora oggi una “sciocchezza” (“Io non sono omofobo, per nulla. È una sciocchezza quella di cui mi chiedete conto, è una piccola cosa. Non sono contro l’omosessualità, ho parlato di ideologia gender e ho detto che è più pericolosa del terrorismo Isis o islamico”), ha in realtà dato vita a una vera e propria notizia, che si accumula a tutte le altre denunce da parte degli uomini di chiesa nei confronti di questi temi, che nel 2015 sono ancora considerati “delicati” o “tabù”.
Don Angelo ribadisce: “Sia chiaro a tutti: io non voglio giudicare, il sacerdote ha il compito di spiegare la morale cristiana. Non si giudica l’uomo, ma il peccato“.
A voi la parola… “Peccato” e “libertà” è naturale che si annullino a vicenda?