Cristian e Annarita possono definirsi i “Romeo e Giulietta” dei tempi moderni.
Ed è tristemente facile indovinare quale sia “il veleno letale” che conduce al sonno perpetuo Cristian, il Romeo dei nostri giorni.
La giovane coppia emiliana non è chiamata a lottare contro le famiglie che si oppongono alla loro unione, bensì contro il male più spietato ed abile ad attecchire nelle vite umane fino ad eluderle e spegnerle. Un male distruttore, capace di uccidere tutto.
Eccetto il sentimento che lega i due ragazzi.
Un amore capace di commuovere anche chi, le loro vite, le ha soltanto sfiorate e che ha riempito la stanza d’ospedale in cui si sono sposati, pochi giorni fa, pochi giorni prima che lui se ne andasse per sempre.
Cristian Guida è nato a Cassano allo Ionio (in provincia di Cosenza) e residente a Reggio Emilia, – come riporta “il Resto del Carlino” – avrebbe compiuto trent’anni il 9 aprile prossimo. Ma già da tempo lottava con un male spietato e potente. Un male che lo aveva costretto alla chemioterapia.
“Il Guerriero”, così lo chiamavano gli amici, non aveva mai deposto le armi, in nome di quell’amore che aveva raggiunto la sua piena e più completa espressione quando, sei anni fa, era venuta al mondo la loro bambina.
Annarita, giovane ed intrepida donna, ad appena 26 anni è stata chiamata ad accudire quel rapporto prezioso. Non ha mai smesso di tenere per mano Cristian, non ha mi smesso di essere forte, per il suo uomo, per la loro piccola, per sé stessa.
Il calvario di Cristian affonda le radici in un passato lungo e doloroso. Aveva anche superato un intervento chirurgico e sembrava che tutto dovesse andare per il meglio.
Poi, qualche settimana fa, la situazione è precipitata. È stato necessario riprendere la chemioterapia. Ma non era abbastanza. Non è bastata. Così i medici hanno valutato che fosse necessario il ricovero nel reparto di Medicina oncologica.
Cristian faticava anche a muoversi, negli ultimi giorni, non poteva scendere dal letto, il corpo del “guerriero” era sopraffatto da fortissimi dolori e dalle cure palliative che gli venivano somministrate dai dottori per alleviargli le sofferenze.
Un male dilagante che, fino alla fine, non ha svilito l’amore che gli batteva nel cuore, tramutatosi in un desiderio, lucido, fermo, deciso, sincero: Cristian voleva sposare la sua Annarita.
Così, gli uomini e le donne del reparto, tra le lacrime, ai sono visti costretti a svestirsi della loro autorità professionale per indossare la più semplice e benevola essenza dell’umanità, per assecondare quel desiderio. L’ultimo.
Nei giorni scorsi – nel massimo riserbo – un sacerdote amico della coppia è entrato in quella stanza dell’ospedale, ha chiuso la porta, e ha unito per sempre Cristian e Annarita. Solo loro e i testimoni. Nell’intimità di un amore che non aveva bisogno di essere gridato.
«Speriamo che questo matrimonio fatto davanti a Dio Gesù lo aiuti a guarire e ci faccia iniziare una vita serena… », scriveva Annarita in un post pubblicato su Facebook, appena qualche ora prima di apprendere la notizia. Quella che non avrebbe voluto mai udire, né sentire, seppure le circostanze imponessero alla mente di familiarizzare con quella realtà. Il cuore no. Non conosce ragioni. Soprattutto quando è inondato da un amore che fortemente desidera di rimanere ancorato alla vita.
Cristian non ce l’ha fatta. È morto lo scorso 6 marzo, poco prima di mezzogiorno.
Il loro amore, invece, non verrà seppellito nella tomba del dimenticatoio, vivrà nei sorrisi della loro piccola e nei ricordi di Annarita e di tutti coloro che hanno amato Cristian. E continueranno ad amarlo.
Nonostante la morte. A dispetto della morte.
Ed è ad Annarita e alla sua bambina, alle donne del “guerriero”, al loro dramma, dignitoso e straziante che, in un giornata come quella odierna, vale la pena di rivolgere rispetto, attenzione e, soprattutto, cordoglio.