Le buche, i disagi, le brutture, le voragini, le pozzanghere, i limiti, gli eccessi: il poggio che Napoli possa offrire, in termini di sicurezza, civiltà, vivibilità e decoro, può, ormai, definirsi “il fenomeno virale del momento”.
“Fuossbook Napoli”, “Napoli arancione”, “Buche Partenopee: vedi Napoli e poi… Cadi”, “Database buche Napoli”: sono solo alcuni dei movimenti virtuali sorti “intorno alle buche” per non tapparle con l’indifferenza, ma piuttosto per denunciare, in maniera inconfutabile e plateale, la penosa condizione che si estende a macchia d’olio lungo l’intera città.
Da Ponticelli ad Agnano, passando per il centro storico, senza tralasciare Posillipo e il Vomero, Fuorigrotta, via Don Bosco, Corso Novara, via Marina, via Galileo Ferraris.
Scorrendo le immagini postate dai cittadini sui social, difatti, quello che maggiormente risalta all’occhio è l’estesa ed eterogenea diffusione del problema.
Forse, non esiste una strada di Napoli rimasta incolume.
O, almeno, risulta un’impresa ardua riuscire a stanare quelle fette di città incontaminate da crepe, voragini e mortificazione.
Taluni disagi vivono, convivono e sopravvivono da tempo immemore, fino a diventare parte integrante dell’ordine naturale delle cose che contraddistinguono la vita cittadina. Basta pensare al ponte di via Galileo Ferraris, fin troppo abile a tramutarsi in un’autentica piscina, quando piove; così come innumerevoli buche che giacciono lungo le strade da ormai troppo tempo, da così tanto tempo che abbiamo imparato a metabolizzarle, tant’è vero che il movimento da eseguire per scansarle è diventato autonomo, involontario, spontaneo.
Alle “anziane”, di pioggia in pioggia, si aggiungono le novizie, “le variabili imprevedibili”.
Questa condizione si traduce in pericoli, effettivi ed allarmanti, per centauri e pedoni, oltre che per gli automobilisti.
Un virus che corre lungo l’asfalto, del quale l’amministrazione ancora non è riuscita a rilevare l’antidoto. La cura.
Fin qui, innumerevoli palliativi sono stati proposti, ma il problema esiste, persiste e sussiste.
Un problema che genera altri problemi, svariati e di diversa natura. Ma, soprattutto, concorre ad alzare alle stelle il livello d’invivibilità di una città di per sé già complicata.
E per comprendere quanto tale affermazione trovi effettivo riscontro nella realtà, non resta da fare altro che sfogliare l’album della “collezione di buche” griffata Made in Naples.