Lo scorso martedì la polizia ha eseguito un blitz anticamorra nel rione Forcella, alla periferia di Napoli, arrestando circa 50 persone affiliate al clan “Ferraiulo-Stolder” e a quello dei “Del Prete”,da anni coinvolti in una faida nata per accaparrarsi la gestione di traffici illeciti del territorio. Le accuse a loro rivolte sono quelle di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata allo spaccio degli stupefacenti, omicidio, estorsione, porto e detenzioni di armi comuni e da guerra.
Secondo le prime ricostruzioni, questo arsenale era custodito in alcuni locali dell’ospedale Ascalese, situato proprio nel rione Forcella. I Ferraiulo-Stolder avrebbero avuto libero accesso al nosocomio grazie all’appoggio di due vigilantes dell’ospedale, anche questi indagati per concorso in associazione a delinquere e favoreggiamento. L’Ascalesi non era però utilizzato solo come “magazzino” per armi e droghe, ma anche per alcuni summit tra i vertici dei clan: alcuni incontri tra le due fazioni opposte si sarebbero svolti nelle sale mortuarie dell’ospedale, proprio per impedire che si potessero scatenare ritorsioni o conflitti a fuoco in un luogo esposto come un edificio ospedaliero.
Dalle indagini risulta che la rivalità tra questi due clan avrebbe condotto all’uccisione di Gianmarco Lambiase, di soli 21 anni, avvenuta la scorsa domenica mattina all’interno di un circolo ricreativo a Ponticelli. Il giovane censurato apparteneva al clan “Del Prete” (collegato con i Mazzarella), e fu raggiunto da due killer a bordo di uno scooter che gli spararono contro due colpi di pistola, freddandolo sul colpo. Non si esclude l’ipotesi che Lambiase si sia spostato da Forcella perché aveva già intuito che la sua vita era in pericolo, dal momento in cui anche la casa di famiglia fu presa di mira dai killer nei giorni precedenti alla sua morte.
Dalla Questura di Napoli fanno sapere che c’è rammarico per quest’ultimo evento di cronaca. Lambiase, infatti, compariva anch’egli sulla lista dei nomi da sottoporre al provvedimento di custodia cautelare, facendo intendere che, se le forze dell’ordine avessero agito con più prontezza, si sarebbe evitato ulteriore spargimento di sangue e, magari, grazie alle informazioni che sarebbero venute fuori dagli interrogatori, gli inquirenti avrebbero avuto un quadro generale della situazione più chiaro e delineato.