A Palazzo Gravina, sede della facoltà di architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, sono apparse delle sagome ingabbiate, appese alle volte del chiostro, con i volti del presidente del Consiglio Matteo Renzi, della cancelliera tedesca Angela Merkel, del pontefice Papa Francesco e del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Al centro dello spiazzo, invece, è stata collocata l’installazione di una grossa gabbia con un manichino nelle vesti di un detenuto nell’atto di evadere.
Le opere sono state etichettate dal Corriere del Mezzogiorno come una singolare “protesta” degli studenti di architettura, tuttavia l’informazione risulta essere inesatta: le gabbie a Palazzo Gravina sono dei residui degli allestimenti posti in occasione della festa di Carnevale, realizzati dai ragazzi dell’associazione Terzo Piano Autogestito.
Il TPI, spazio occupato dal 1995, nasce dalla volontà degli studenti di “non delegare ad altri la determinazione del proprio percorso culturale e politico” ed è un laboratorio dove allievi, lavoratori e disoccupati possono costruire autonomamente forme di aggregazione e maturare riflessioni e rivendicazioni sociali.
L’organizzazione -completamente autofinanziata- in dieci anni di attività ha messo in piedi un’aula studio, una per le riunioni, una sala per proiezioni con cineteca, un archivio di file musicali, una biblioteca, un laboratorio informatico, uno per la produzione dei plastici ed un altro per lo sviluppo fotografico ed ha collaborato alla realizzazione di cineforum, mostre, workshop, dibattiti e manifestazioni creando una solida rete di connessione con centri sociali ed organizzazioni di informazione indipendente rifiutando l’ideologia “di un’Università aperta al territorio ma distaccata dai conflitti sociali”
I giovani del Terzo Piano Autogestito fanno politica rifiutando le etichette, basandosi sul principio “solo gli studenti poco seri pensano solo a studiare” ed invitano tutti a verificare l’operato dell’associazione: “venite al terzo piano e provate a realizzare un’idea”
Uno dei momenti in cui il TPI mostra maggiormente il proprio potere aggregante è senza dubbio la preparazione delle feste di Carnevale, alle quali partecipano universitari di tutte le facoltà e non solo: ogni Martedì Grasso segue un tema allegorico ad alto contenuto satirico e contestatario.
Dopo la BidonFest e la Munnezzopolis intitolate alla questione “Terra dei Fuochi” ci sono state la HardKore dedicata al problema della manipolazione attuata dei media e la O’ Purp tesa a mettere in luce la malattia del sistema capitalistico: quest’anno è stata la volta di Fujtenne, aspra critica alla situazione attuale delle carceri italiane.
La locandina evoca atmosfere cupe e problematiche forti, come quella del maltrattamento dei carcerati e dell’abuso di potere da parte delle forze dell’ordine: indimenticati ed indimenticabili sono i casi Cucchi, Uva, Aldrovandi e Gugliotta.
Le prigioni italiane versano in una condizione tale che il governo è stato costretto ad approvare un decreto che depenalizza numerosi reati, e adesso tiene banco la votazione su un nuovo decreto svuota-carceri . L’ex ministra per le Pari Opportunità Mara Carfagna ha sottolineato i rischi che l’adozione di tale decisione può comportare: “Non si può votare questo decreto che contiene una norma pericolosissima per le donne italiane, non siamo per l’abuso della carcerazione ma non è pensabile lasciare in libertà gli stalker”
Anche sull’argomento case circondariali in Italia non mancano i paradossi: sovraffollamento e servizi basilari scarsi contro carceri inutilizzate. E’ il caso della prigione di Veneri (provincia di Pistoia) costruita nel 1986, che con i suoi 40 posti letto è stata utilizzata come ostello della gioventù, sede della Protezione Civile, clinica veterinaria, set cinematografico, deposito merci ma mai come galera perché, sostiene il provveditore della Toscana Carmelo Cantone “è piccola decentrata e costosa”
Ancora una volta gli studenti di architettura della Federico II hanno “fatto centro”, individuando il problema dell’anno e scegliendolo come tema da portare all’attenzione del pubblico.