La “Terra dei fuochi” ha vissuto innumerevoli, frammiste e parimenti delicate fasi.
In origine era un illustre slogan che i vip facevano a gara ad esibire, affiancandovi zigomi al botulino e sguardi pregni di costernazione.
Tutti sconvolti, tutti sconcertati da quell’indicibile disastro ambientale che irreversibilmente ha segnato la storia dell’umanità. Di quell’umanità.
Quella che vive ad Acerra, Casal di Principe, Giugliano, Ercolano e lungo tutti gli altri appezzamenti di terreno, rimpinzati di veleni e che, a loro volta, hanno deturpato i tratti somatici – e non solo – dell’umanità che, inconsapevole, giaceva al di sopra di quelle terre.
Incapace di fiutarne il pericolo o forse, semplicemente, obbligata a subire in silenzio.
Tuttavia, anche la “Terra dei fuochi” ha attraversato il percorso confacente a “tutte le notizie di rilievo” e, una volta spente le luci dei riflettori, si quindi è scoperta abbandonata al suo triste destino.
Ancora una volta.
Fa specie pensare che, se ognuno di quei vip avesse realmente voluto fornire un concreto supporto a quei luoghi, a quella gente, una donazione, piuttosto che una foto in compagnia di un hashtag, si sarebbe rivelata un’azione ben più utile e d’aiuto alla causa.
Tuttavia, piangere sui selfie passati appare una sterile forma di recriminazione che lascia il tempo che trova e, da queste parti, lungo quei limbi di terra ustionati dai roghi e straziati dalle scorie radioattive, la voglia di reagire, rialzarsi e ripartire è tanta.
Ed, ancora una volta, giunge un foto a personificare uno stato d’animo.
A qualche attento osservatore delle novità che la città sovente propone in materia, probabilmente, girovagando lungo le strade di Napoli, sarà già capitato di notare cartelloni giganti con uomini coperti solo da un ortaggio.
E’ la campagna-provocazione degli agricoltori di Acerra.
Per reagire ai danni provocati dai pregiudizi sulla Terra dei fuochi che hanno causato prevedibili ed ingenti deficit al settore agricolo, anche per quei i prodotti che crescono lungo lingue di terra incontaminate.
I territori, i cui nomi sono conseguenzialmente legati al disastro sortito dalle ecomafie, si vedono appiccicata addosso un’etichetta pesante e difficile da scrollarsi e che, talvolta, si rivela altresì capace di sancire una “condanna a morte” per l’economia, l’agricoltura e la dignità di quei luoghi.
Quelle gigantografie che, da via Marina a piazza Garibaldi, ritraggono contadini che si espongono quasi nudi su cartelloni giganti e che come unico escamotage del quale avvalersi per coprire le nudità, scelgono un’insalata, dei carciofi, dei cavolfiori, con tanto di luogo di provenienza dell’ortaggio, personificano la voglia di riscatto di un popolo stanco di subire, pagare, morire e soccombere.
#compriamocampano è l’hashtag dal quale ripartono gli agricoltori della Terra dei fuochi e che fa capo ad un sito, per ora non ancora allestito, www.compriamocampano.it, dove presto compariranno nomi e dati di prodotti e produttori con tanto di tracciabilità dei singoli prodotti.
L’idea nasce da un gruppo di giovani agricoltori, principalmente di Acerra, che sotto la sigla “Ariamo” si è autotassata per lanciare la campagna provocazione.
Già mille le aziende che hanno aderito al progetto.
Chi vuole unirsi, può contattare il numero verde 800134622 (08118858674) tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13.
E, forse, avrebbe molto più senso se i vip che, all’epoca dei fatti, sopraggiunsero con celere solerzia sulla notizia, si rivelassero ancor più disponibili a fornire un utile e concreto supporto decidendo di ergersi a testimonial spontanei e non retribuiti di questa nuova ed importantissima campagna…