Di consueto, le notizie di cui è protagonista il quartiere Chiaia in relazione alle ore notturne sono di tutt’altro natura e più frequentemente riconducibili alla movida e alle dinamiche ad essa correlate.
Stanotte, invece, il quartiere Chiaia poteva essere erto a sciagurato teatro di un’immane tragedia.
Una grossa frana ha seminato apprensione e terrore tra i residenti in zona.
Intorno all’1,30 circa, complice il maltempo, un muro di contenimento in tufo, al termine di via Croce Rossa, in uno slargo all’incrocio con via Ferdinando Palasciano, ha ceduto.
Il muro di mattoni, lungo circa 45 metri, conteneva un terrapieno forse ingrossato dalla pioggia. Ben otto automobili sono state sepolte da terreno, detriti, fango e grosse pietre, ma nessuna vita umana è rimasta coinvolta e travolta nella frana.
In virtù della mole di veicoli e persone che transitano quotidianamente, durante le ore diurne, lungo quella stessa strada, quella frana poteva facilmente tramutarsi in una strage.
All’alba dell’influsso incidente, invece, oltre che correre ai ripari per tamponare i disagi, c’è da contenere solo il malcontento popolare e un’elevata mole di traffico.
Poteva andare peggio.
Questa è la consapevolezza che regna nella coscienza di chi scruta quel fiume di detriti, fango e macerie.
Un episodio che rilancia l’”allarme pioggia” e che sottolinea la fragilità del capoluogo campano, laddove fosse necessario, in virtù degli innumerevoli episodi che si susseguono, incessantemente, sotto la latente morsa del maltempo.
Via Campanile, i Colli Aminei, Soccavo, Posillipo, il centro storico, Via Marina: impossibile annoverare tutti i manti stradali costernati da buche fin troppo avvezze ad assumere l’incresciosa e pericolosa parvenza delle voragini. I centauri, in particolare, sono la categoria più esposta al rischio, così come inconfutabilmente evidenziato dagli innumerevoli episodi che, fin qui, si sono già verificati. Nemmeno i pedoni sono esenti da rischi: il caso dell’anziana che ha perso la vista ad un occhio cadendo in una buca, in tal senso, ben personifica il triste emblema di quello che la città di Napoli e i suoi abitanti stanno subendo. E non vivendo.
Seppure il comune di Napoli, abbia istituito una procedura online che consente ai cittadini, utilizzando i moduli disponibili per ognuna delle 10 Municipalità cittadine, di segnalare all’amministrazione comunale dissesti su strada o su marciapiede, attraverso una semplice procedura guidata, la popolazione palesa una quasi totale sfiducia nei confronti delle istituzioni.
Diffidenza che si fortifica in maniera direttamente proporzionale all’accrescere dell’insorgenza di fenomeni di analoga portata.
Dalle provocazioni, come quella inscenata dai Verdi ricoprendo le buche con i fiori, si è passati alla mobilitazione attiva.
Difatti, in maniera sentita e spontanea, la cittadinanza si è riunita, virtualmente, ma concretamente, confluendo in un gruppo istituito tramite il social network “facebook”: “Buche partenopee: vedi Napoli…. E poi cadi”. Un’introduzione eloquente e che ben incarna non solo lo stato d’animo che vige tra i cittadini, ma anche il forte e vibrante desiderio di opporsi a questa mortificante e terrificante realtà.
Innumerevoli sono anche le segnalazioni utili che gli utenti si scambiano anche all’interno del gruppo “database buche Napoli” che nasce con l’intento di tracciare una sorta di “cartina geografica” che annoveri tutte le buche che si annidano lungo il manto stradale della città.
Il sentore che trapela leggendo la carrellata di post che impazza sui social è che stavolta il danno, il problema, il malcontento, assumono una proporzione troppo estesa per auspicare che sbiadiscano con il sopraggiungere della “stagione della siccità”.
Anche perché è bene ricordare quanti e quali danni, in passato, si è rivelato capace di arrecare il semplice e consueto temporale di fine estate…