Cesare Battisti viene considerato uno dei più efferati e spietati terroristi della storia italiana. Le sue vicende si legano, agli anni di Piombo, anni in cui le strategie politiche, la lotta armata e le violente sommosse, animavano le piazze italiane.
Cresce in una famiglia di stampo comunista, appoggiandone e sostenendone dal principio gli ideali. La sua natura criminale inizia ad emergere già durante l’adolescenza: viene arrestato per una rapina compiuta a Frascati e successivamente per un sequestro di persona. E’ un giovane turbolento, ribelle, poco incline al dovere e al rispetto delle regole.
Durante la sua detenzione, entra in contatto con il suo futuro mentore Arrigo Cavallina, fondatore dei “Proletari Armati per il Comunismo” che lo accoglie nell’organizzazione. Giustifica i misfatti compiuti servendosi dei suoi ideali politici: sostiene di aver semplicemente effettuato espropri proletari, secondo le tradizionali ideologie dei gruppi armati.
Una volta trasferitosi a Milano, inizia a rendersi partecipe del gruppo eversivo “Proletari Armati per il Comunismo”, continuando la sua carriera delinquenziale, rendendosi così colpevole di rapine in banche, in supermercati e successivamente anche di omicidi di commercianti e forze dell’ordine.
Le sue atroci scelleratezze, non restano inosservate e durante una retata antiterrorismo viene arrestato, ma riesce ad evadere, fuggendo così in Francia. In Italia nel contempo, invece, viene definita la sua condanna: due ergastoli e diversi anni per reati di lotta armata, possesso illegali di armi, rapine ed omicidi.
Trascorre un anno in Francia, come clandestino e proprio durante la latitanza conosce la sua futura moglie, con la quale fuggirà alla volta del Messico, dove affiorerà la sua passione per la scrittura e fonderà una rivista locale, Via Libre. Negli anni ’90 ritorna a Parigi, lavorando come portiere di uno stabile, traduttore e scrittore, grazie alla “dottrina Mitterand”, legge che prende il nome dal presidente François Mitterand e prevede la possibilità di estradare cittadini pericolosi, ma si riserva di non farlo quando il sistema giuridico di una nazione si allontana dall’idea di libertà che possiede il governo francese. Condannato in via definitiva in Italia, riceve la richiesta di estradizione e viene inizialmente incarcerato, per poi essere rilasciato, in attesa di un giudizio della legge francese.
Ma Battisti, preoccupato del responso, decide di partire ancora una volta, scegliendo come meta il Brasile. Giunge a Capacabana, ma purtroppo non viene accolto come si sarebbe aspettato: viene arrestato, a seguito delle indagini congiunte della polizia francese ed italiana.
Dopo due anni, il Brasile gli accorda lo status di rifugiato politico, donandogli così una libertà immeritata e negando per anni l’estradizione all’Italia.
La sua storia rappresenta l’apice dell’iniquità legislativa e suscita da sempre un enorme sdegno negli animi di tutto il mondo. Ma proprio quando sembra che tutte le speranze riposte nella giustizia siano vane, ci giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia della sua probabile espulsione dal Brasile.
A Cesare Battisti, non verrà rinnovato il permesso di soggiorno, che gli consente la sua permanenza nel paese sudamericano. L’avvocato dell’ex terrorista rosso, venuto a conoscenza della decisione del giudice, presenterà ricorso. Il magistrato ha decretato l’inizio della procedura per l’espulsione verso la Francia o il Messico, paesi nei quali Battisti aveva trovato asilo politico, anche se la legge Mitterand, di cui egli si era avvalso, non ha più nessuna valenza giuridica.
Intanto in Italia, si spera che venga avanzata nuovamente la richiesta di estradizione, in modo che Battisti possa essere giudicato e condannato per i crimini commessi.
Riuscirà la legge italiana nell’intento? O il tentativo rappresenterà l’ennesimo buco nell’acqua?
Ai posteri l’ardua sentenza.