Fedor Dostoevskij diceva che “il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”.
E se per società non intendiamo le sole istituzioni, ma la comunità tutta, vedremo che il contesto napoletano è piuttosto roseo, soprattutto grazie al lavoro dei volontari e delle associazioni impegnate nel fornire un aiuto personale e concreto ai detenuti del carcere di Poggioreale: la ONLUS “La Mansarda” brilla per fervore e risultati ottenuti nel contesto delle politiche attive di solidarietà.
“La Mansarda” nasce nel 2004 da un’idea del professor Samuele Ciambriello, esperto delle realtà difficili delle periferie di Napoli e non solo: nel 1989, l’allora Padre Samuele inizia ad occuparsi prima dei minori a rischio dell’area dei Ponti Rossi, poi dei detenuti politici, collaborando con l’associazione “L’Agorà”. Il dottor Ciambriello lavora poi a Bucciano, in provincia di Benevento, in centro di prima accoglienza e nella comunità “Il Ponte Sopra Nisida”, senza mai smettere di rimanere in contatto con il Tribunale dei Minori di Napoli.
“In quegli anni abbiamo aiutato 524 giovani. Molti non avevano i genitori e mancava loro, più di ogni altra cosa, il calore umano. Purtroppo non per tutti c’è stato un lieto fine: almeno 10 li ho poi ritrovati in carcere da adulti” -racconta Samuele Ciambriello.
Ma ci sono anche storie bellissime, benché non facili: all’ex sacerdote viene subito in mente quella di un ragazzo, arrestato per aver ucciso suo padre -perché usava quotidianamente violenza sulla madre- che dopo il periodo di rieducazione è partito volontario con l’esercito verso zone disagiate, con la scopo di aiutare la popolazione locale.
“Una società che prima avvicina un giovane al bisogno e alla devianza e poi lo giudica e lo incarcera è una società malata. E’ una comunità che giudica se stessa, che scarica sul singolo la propria incapacità di intervenire preventivamente sulle difficoltà dei ragazzi”– asserisce Ciambriello.
E lo Stato potrebbe intervenire in due modi: il primo, è la già citata prevenzione, con l’applicazione di giuste politiche sociali, il secondo è da attuarsi in conformità con la Costituzione che vede la prigione come un centro di rieducazione: andrebbero, in questo caso, implementati i corsi di formazione per i detenuti, nonché i servizi basilari ancora carenti, come quello sanitario.
A Napoli, un grande passo avanti è stato compiuto grazie alla volontà del cardinale Crescenzio Sepe che ha istituito addirittura una pastorale carceraria.
E’ proprio nell’ambito dei “nuovi percorsi di solidarietà” che la ONLUS “La Mansarda” si inserisce: l’organizzazione non si riduce ad essere un mero centro di raccolta di beni e volontari, ma comunica con le persone, percorrendo con loro un pezzo di strada lungo il sentiero della vita, a prescindere che si tratti di un detenuto, un volontario o un assistente sociale. Perché “la cosa più preziosa che si possa donare a qualcuno, è il proprio tempo”.
“L’associazione fa da trait d’union tra varie realtà” spiega il suo presidente. Per questo rappresenta per tutti un luogo di crescita, di trasformazione, dove arricchirsi e arricchire. Non sorprende, quindi, che il nuovo progetto che vede i carcerati impegnati in un corso di pasticceria sia partito proprio da una loro proposta.
“I corsi regionali erano volti al termine, così abbiamo chiesto ai ragazzi di Poggioreale cosa ritenessero più utile imparare. Ascoltata la richiesta, i volontari si sono immediatamente messi in azione e a loro si sono uniti presto dei pasticceri di professione. L’iniziativa ha appassionato subito molte persone, tanto è vero che nel giro di pochi giorni ci è stato donato tutto il necessario -tra utensili ed ingredienti- affinché i detenuti possano fare pratica” -spiega Ciambriello che poi rivela il prossimo progetto dell’associazione, che sarà teso ad insegnare ai reclusi il mestiere del pizzaiolo.
Il vulcanico presidente dell’associazione si mostra entusiasta della grande partecipazione dei partenopei alle iniziative firmate “La Mansarda”. Imprenditori, volontari, commercianti, professionisti ed esperti del terzo settore apportano significativamente il proprio contributo: “mi piacerebbe che più assessori e più consiglieri regionali venissero a visitare gli uomini di Poggioreale. Il carcere non è una discarica sociale, non ci sono esclusivamente persone abiette. Al contrario, capita spesso che molti scontino una pena pur essendo innocenti, il sistema giudiziario non è sempre infallibile. Inoltre capita a tutti di commettere degli errori e di finire in prigione: l’unica differenza è che il povero, dietro le sbarre, ci resta.”
Samuele Ciambriello si mostra piuttosto realista riguardo al futuro dei carcerati, circa le difficoltà che si troveranno ad affrontare una volta usciti di galera e proprio questa sua lucidità lo porta ad individuare la soluzione più efficace: “la società nutre ancora molti pregiudizi verso una persona con un passato da detenuto. Per questo serve un aiuto personale. La pena detentiva deve togliere il diritto alla libertà, non la dignità“.