I frequentatori delle strade napoletane e della provincia si saranno sicuramente imbattuti, almeno una volta, in affabili signore in grembiule impegnate nello “sventolamento” di carciofi (e non solo) depositati in “barbecue” improvvisati all’esterno di attività commerciali, in alcune zone vietate al transito o, nel peggiore dei casi, sui marciapiedi. Per non parlare dei furgoncini appostati strategicamente in luoghi molto affollati che “vendono” ogni tipo di genere alimentare: dal pane alle cipolle, passando per le famosissime reti piene di patate.
Per chi è abituato a questo fenomeno, riesce addirittura a coglierne l’utilità: chi, per esempio, non si è mai accorto di aver dimenticato di comprare delle cipolle e, magicamente, compare il vecchietto sbilenco che distribuisce l’alimento in questione adagiato sul muretto di cinta di qualche abitazione? Potrebbe sembrare un vero aiuto dal cielo, ma dietro questo fenomeno che, ormai si considera quasi una tradizione, si nascondono dei veri e propri pericoli.
Partiamo innanzitutto dai principi che si pongono alla base della vendita di generi alimentari: la conservazione, l’igiene e la provenienza del prodotto. Recenti norme europee hanno stabilito che, per salvaguardare l’igiene del prodotto, quest’ultimo deve essere maneggiato con appositi guanti sterili e depositati in altrettanti involucri sterili. Questa norma non viene sicuramente rispettata da chi vende il pane ammassato in enormi contenitori di plastica su dei furgoncini che in passato potrebbero essere stati utilizzati per il trasporto di altri materiali o, perché no, di animali. Questi prodotti, se non venduti, vengono esattamente lasciati nello stato in cui si sono trovati nel loro “periodo di vendita”, pronti per essere di nuovo immessi in questa rete di commercio abusiva aggirando ogni tipo di procedura di conservazione. Il problema può essere arginato se ci troviamo di fronte a prodotti confezionati attraverso l’uso del sottovuoto ma, quando gli alimenti in questione sono freschi come frutta e verdura, si corre il rischio di portare in tavola prodotti contaminati da funghi e muffe che possono causare anche gravi patologie. In ultimo, ma non per importanza, prendiamo in considerazione la provenienza dei generi alimentari: sempre grazie e queste norme europee, ogni tipo di prodotto battuto alle casse di qualsiasi drogheria o ipermarket deve contenere un’etichetta che specifichi la sua provenienza. Questo, sicuramente, non accade nei casi sopra citati: quante volte ci siamo fatti abbindolare dalla solita frase “sono tutte cose genuine e paesane”? Non mettiamo in dubbio la buona fede di chi pratica questa attività, ma il dubbio sorge spontaneamente se questa citazione viene utilizzata nel mese di dicembre di fronte ad un cestino di ciliegie.
Le forze dell’ordine sono sempre in allerta quando ci troviamo di fronte a questo fenomeno, non a caso, negli ultimi giorni si sono registrati dei sequestri di carciofi, patate e quintali di pane di dubbia provenienza, nella zona di Torre del Greco (Na) che hanno portato alla denuncia a piede libero di 6 venditori abusivi. Questi ultimi esercitavano l’attività di commercio alimentare privi di qualsiasi autorizzazione e nelle peggiori condizioni sanitarie possibili, giustificando il loro misfatto come un metodo per “arrangiare”.