I rischi– Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Eppure, teoricamente, anche l’inalazione di una sola fibra potrebbe essere mortale per la salute umana, causando il mesotelioma pleurico o il carcinoma polmonare. Quindi, un’esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di contrarre tali patologie. L’amianto è stato utilizzato fino agli anni ’80 per produrre la miscela cemento-amianto (il cui nome commerciale era Eternit), per la coibentazione di edifici, tetti, navi , treni e come materiale per l’edilizia (tegole, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie).
Interdetto in Italia dal 1992, continua a costituire un pericolo per il suo mancato smaltimento in molte strutture: case, edifici pubblici e soprattutto scuole. E a contatto con queste pericolose fibre, i cittadini vivono, spesso ignari.
Quando l’amianto è un problema?– Secondo l’ Inail: la contaminazione da amianto all’interno di un edificio dipende dalla friabilità e dallo stato di degrado del materiale contenente amianto. I più pericolosi sono i ricoprimenti a spruzzo utilizzati direttamente sulle strutture portanti di acciaio, sul soffitto o sulle pareti. Queste superfici, data la friabilità del materiale, sono facilmente danneggiabili e ogni piccola perturbazione può risultare importante per la diffusione delle fibre nell’ambiente. Al contrario, prodotti in cemento amianto ,ampiamente utilizzati per la pavimentazione di edifici pubblici, scuole ed ospedali, non rilasciano facilmente fibre di amianto aerodisperse poiché queste sono strettamente inglobate nella matrice. Non tutti gli edifici ricoperti di amianto hanno la stessa pericolosità: ma il rischio c’è sempre e la rimozione dev’essere sempre richiesta.
Che cosa fare in presenza di amianto?-” Il dirigente scolastico ha la responsabilità ed il dovere di richiedere all’Ente proprietario dell’immobile la verifica ed il monitoraggio del rischio amianto nonché l’eliminazione dello stesso tramite bonifica.”
I casi–L’osservatorio nazionale amianto (ONA) scrive a proposito della regione Lazio:“I dati epidemiologici della Regione Lazio per patologie asbesto correlate mettono in evidenza un aumento del fenomeno epidemico”, in particolare l’osservatorio chiede interventi urgenti di bonifica per gli edifici scolastici e le strutture sanitarie. Uno dei casi emblematici è quello relativo alla scuola “Giovanni Falcone” in piazzale Hegel, “in cui si assiste ad un rimpallo delle responsabilità e ad un ritardo nella decontaminazione.” A tal proposito, finalmente il Municipio Roma IV ha confermato la presenza di amianto negli edifici, ma non ci sono i fondi necessari per le bonifiche. I risultati di un monitoraggio ambientale svolto presso tale struttura, hanno dimostrato una pericolosità sotto “la soglia di preallarme”, ma non si può, di certo, stare tranquilli. Analogamente, presenza di amianto nella capitale è stata segnalata presso l’Istituto Salesiano “Teresa Gerini Torlonia”,in via Tiburtina e presso la Asl Roma B.
A Napoli, recente è stato il caso dell’Itis “A. Volta”. Dopo le proteste degli alunni, che scioperarono “per il sospetto che nei laboratori ci fossero tracce di amianto”, la scuola rimase chiusa per 3 giorni: da giovedì 9 a sabato 11 ottobre 2014. La bonifica fu effettuata dopo più di 10 anni. Cosa analoga è accaduta a proposito della scuola “Cavour“, quando la bonifica è avvenuta solo a settembre di questo anno, dopo 14 anni dall’ indagine dell’Università che rilevò la presenza di amianto. E nel 2002 era stato inaugurato persino l’asilo nido.
Un altro caso eclatante è stato quello della scuola elementare e materna di Lammari (Lucca), situata a circa 100 mt rispetto ad un tetto in amianto appartenente all’ ex cartiera “Giusti”, in evidente stato di degrado.
Dati allarmanti provengono anche dalle statistiche. Uno studio di Legambiente del 2003 ha messo in rilievo che, circa nel 20% degli edifici scolastici monitorati, è stata rilevata la presenza di fonti di amianto. Un dato preoccupante se pensiamo che gli studenti trascorrono 13 anni a scuola, per almeno 30 ore a settimana, per circa 35 settimane all’anno. Studenti ignari del fatto che, nemmeno nell’ambiente scolastico, sono al sicuro.