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Dall’Europa League allo spettro del fallimento: la lenta discesa negli abissi del Parma

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
8 Settembre, 2018
in News, Sport
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Dall’Europa League allo spettro del fallimento: la lenta discesa negli abissi del Parma
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rapia18 Maggio 2014, 38° giornata della Serie A 2013/14: il Parma batte al Tardini per 2-0 il Livorno e, grazie al pareggio con il quale la Fiorentina ferma il Torino al Franchi sfruttando l’errore decisivo dal dischetto di Alessio Cerci, si qualifica ai preliminari di Europa League, scatenando una grandissima gioia in tutta la città. Gioia che dura ben poco però, visto che pochi giorno dopo la qualificazione ottenuta sul campo viene sottratta ai gialloblù dalla FIGC: ai ducali, infatti, non viene rilasciata la licenza UEFA, necessaria per poter disputare le competizioni europee, a causa di una pendenza di circa 300.000 euro con l’Irpef. La società, dopo vari procedimenti legali si è dovuta arrendere alla decisione, che ha provocato grande rabbia e sconforto in tutti i dirigenti ed in particolar modo nel presidente Ghirardi: il numero uno dei ducali reagì con veemenza dichiarando che questa decisione presa contro la sua società lo avrebbe portato a lasciare il mondo del calcio. E così è stato.  Dopo aver assicurato alla sua squadra l’iscrizione al campionato di Serie A il patron ha deciso, da settembre in poi, di non versare più un solo euro nella società cominciando dagli stipendi a calciatori e dipendenti, che non percepiscono salario da ben 7 mesi, ed iniziando le trattative per la cessione ad un nuovo gruppo che sono state formalizzate a dicembre 2014. La società fu ceduta alla Dastraso Holdings Ltd, fantomatica società cipriota creata per l’occasione con capitale sociale di mille euro, dietro la quale si celava petroliere albanese Rezart Taci, il cui capitale personale ammontante a circa 1,5 miliardi di euro, sarebbe stato più che sufficiente a garantire la continuità finanziaria al Parma. Se non fosse che dopo poco più di un mese dall’acquisto della società ed al termine di un calciomercato a dir poco disastroso, che ha visto le partenze di giocatori di spessore come Cassano (che ha rescisso il contratto) e Paletta (passato al Milan), e che ha enormemente depauperato la rosa a disposizione di Donadoni, Taci ha rivenduto la società ad un nuovo gruppo per la simbolica cifra di un euro: il nuovo acquirente è tale Giampietro Manenti, proprietario della Mapi Group, società che ha sede a Nova Gorica ed avente un capitale sociale di soli settemila euro. Un’altra scatola vuota, dietro la quale Manenti assicurava che ci fossero importanti società dell’est Europa (Gazprom) interessate ad investire seriamente nel Parma in quanto società storica ed in quanto interessati al tessuto industriale della città. Manenti avrebbe dovuto farsi carico delle scadenze imminenti, ovvero il saldo di una parte degli stipendi dei calciatori e dei debiti verso l’Erario da pagare entro il 16 febbraio; nonostante le continue promesse dell’arrivo dei soldi tramite fantomatici bonifici bancari provenienti dalla Slovenia, a Parma non si è ancora visto un solo euro. Ciò ha portato nei giorni scorsi all’arrivo degli ufficiali giudiziari nella sede del Parma che hanno prima sequestrato alcuni mezzi di trasporto e, notizia di ieri, le attrezzature medicali in dotazione alla prima squadra; a completare il quadro nefasto, è stata rinviata la partita che avrebbe dovuto essere giocata domenica alle 15:00 al Tardini, in quanto la società non sarebbe riuscita a trovare i fondi necessari (circa 40.000 euro!) per pagare gli steward e garantire quindi la sicurezza all’interno dello stadio. Solo ora, con la regolarità del campionato di Serie A che sembra compromessa, si è esposta la Figc tramite il presidente Tavecchio: quest’ultimo, intervenuto in varie trasmissioni televisive, ha espresso la sua volontà di far si che il campionato non sia falsato, mettendosi all’opera affinché il Parma possa giocare le prossime partite. Il presidente sostiene che l’unico mezzo che può salvare il Parma è quello di un fallimento pilotato, sulla falsa riga di quanto avvenuto per il Bari lo scorso anno: in pratica l’attuale presidente dei ducali Manenti dovrebbe dichiarare il fallimento in tribunale e accordarsi con i vari creditori per il pagamento dilazionato dei debiti. Anche la Lega Calcio ha fatto sentire la propria voce, visto che negli ultimi giorni sono circolate accuse più o meno pesanti rivolte agli ordini di controllo della Lega stessa: questa, in un comunicato sulla situazione del Parma, ha dichiarato che “il sistema di controllo ha accertato, alla fine dello scorso mese di giugno, la sussistenza delle condizioni per l’ammissione del Parma FC al campionato 2014/2015” e che “sul piano strettamente sportivo da oltre vent’anni l’ordinamento della Figc regola nello stesso modo il caso, che ovviamente tutti si augurano non si verifichi mai, del ritiro di una società in corso di campionato: qualora tale circostanza si manifesti nel girone d’andata, tutte le gara in precedenza disputate non hanno valore per la classifica; se, invece, il ritiro interviene nel girone di ritorno tutte le restanti gare sono considerate perse a tavolino“; questa regola fu introdotta all’unanimità dal consiglio federale nel 1993/1994 dopo che l’Arezzo, nella stagione precedente, era stato escluso dal campionato di C1 dopo avere disputato 27 partite, tutte annullate. In soccorso della società gialloblù si sono mosse anche le autorità territoriali, in particolare il sindaco di Parma Pizzarotti che ha voluto incontrare i vertici della società per avere delle garanzie sulle coperture economiche annunciate: garanzie che il sindaco non ha riscontrato, facendo quindi presumere che si andrà verso il fallimento; il sindaco sta provando anche ad organizzare qualche cordata di imprenditori locali che potrebbero risollevare le sorti del glorioso club che solo l’anno scorso ha festeggiato i 100 anni di vita, ma lui stesso ha affermato che “può farsi avanti solo qualcuno con tante risorse, ma difficilmente qualcuno si farà avanti in un momento come questo”. Vittime di tutta questa situazione sono i dipendenti del Parma, a partire dai giocatori che oltre ad aver giocato per diversi mesi senza stipendio ora non hanno neanche le garanzie per scendere in campo: il capitano Lucarelli, in un intervista rilasciata alla stampa, ha dichiarato che “la squadra vorrebbe scendere in campo contro il Genoa, e per farlo sarebbe disposta ad organizzarsi con un paio di macchine per la trasferta, ma prima vogliamo sentirci tutelati dagli organi federali. Io sono disposto anche a ripartire dalla Serie D con questa maglia, ho a cuore le sorti di questo club“. L’ipotesi della Serie D, infatti, comincia a non essere poi così remota: visto che la Procura di Parma ha chiesto il fallimento della società ducale per le inadempienze fiscali verso l’erario di 16 milioni e 746mila euro. Il fallimento, infatti, porterebbe all’esclusione dei ducali dai campionati professionistici (Serie A, Serie B, Lega Pro) visto che dal 27 maggio 2014 è stato abrogato il Lodo Petrucci: questo consentiva alle società in crisi finanziaria di non disperdere il patrimonio sportivo cittadino assegnando ad una nuova società un titolo sportivo inferiore di una sola categoria rispetto a quello in possesso dalla società esclusa, o di due categorie nella versione del provvedimento così come successivamente modificato nel 2008, cosa successe a squadre come il Napoli nel 2004 o Torino, Perugia e Salernitana nel 2005. Il Lodo fu però abrogato perchè diede vita a molte società improvvisate, create solo per sfruttare la tradizione sportiva dei precedenti club falliti, tanto che molti di essi fallirono a loro volta pochi anni dopo la loro fondazione. Intanto dal mondo del calcio arrivano le prime manifestazioni di solidarietà, con il Presidente della Samp Ferrero che si è offerto di pagare la trasferta del Parma Primavera (allenato da una bandiera del Parma come Crespo) in vista dello scontro tra le due squadre, così come anche l’Inter ha fatto pervenire la propria disponibilità ad aiutare il club. Tuttavia sembra incredibile come, 10 anni dopo il terribile crac Parmalat di Tanzi, Parma stia vivendo di nuovo una situazione simile: dopo che la società, traghettata dal commissario Bondi, è stata ripulita dai debiti, Ghirardi e Leonardi sono riusciti a cadere nel baratro: i due hanno attuato una politica simile a quella attuata da anni con successo dall’Udinese, ingaggiando un numero spropositato di giocatori da prestare a diverse società satellite (Nova Gorica, Crotone, Gubbio, Padova, Latina) con la speranza di riuscire poi a rivendere a grosse cifre i giocatori che si sarebbero messi maggiormente in mostra; tuttavia questo sistema è collassato quando, a fronte di pochi incassi, le cifre per il mantenimento di questo immenso parco giocatori sono cresciuti a dismisura. A coronamento del collasso la doppia vendita della società passata in poco tempo nelle mani di Taci prima e Manenti poi: quest’ultimo ha già provato, negli anni scorsi, a prelevare altre due società italiane in crisi come Brescia e Pro Vercelli senza esserci riusciti a causa, ancora una volta, di una mancata presentazione delle garanzie economiche necessarie. A questo punto c’è da sperare solo che la Lega, la Figc e tutte le parti in causa riescano a trovare una soluzione che permetta di salvare il calcio a Parma, una città che è passata in pochi anni dai grandi successi europei ad un doppio crac finanziario.

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