Il 17 febbraio 1963, esattamente 52 anni fa, da mamma Deloris e papà James R.Jordan Sr. nasceva colui che venne poi definito dalla NBA il “più grande giocatore di pallacanestro di tutti i tempi”, ‘His Airness’ Micheal ‘Air’ Jordan.
E’ uno dei più prolifici giocatori della storia: Vinse per ben 10 volte il titolo di NBA Scoring Champion dell’anno, arrivando a segnare nella stagione 1986-1987 fino a 37.1 punti a partita. Per 3 volte ha vinto la classifica dei recuperi difensivi e per 2 stagioni consecutive fu il giocatore con il maggior numero di minuti giocati. Ha vinto molti altri premi individuali: ha vinto 5 volte il NBA Most Valuable Player Award, il NBA Rookie of the Year Award nel 1984-1985, e per 3 volte il NBA All-Star Game Most Valuable Player Award. Michael Jordan è uno dei due atleti nella storia dell’NBA ad aver conquistato nella stessa annata sia il premio di MVP che di difensore dell’anno, nel 1988. Con i Chicago Bulls ha vinto 6 volte le NBA Finals ed è stato per 6 volte premiato come MVP delle NBA Finals.
Come spesso accade a coloro che poi diventano celebrità nel settore, da giovanissimo Jordan non ebbe grandissime fortune: durante il secondo anno di liceo, infatti, viene escluso dalla squadra della scuola. Invece di scoraggiarsi, si allenò da solo per un anno in una squadra del posto e l’anno successivo, entrato in squadra, diventa il trascinatore della ‘Varsity’ del liceo. E’ durante questi anni che arrivano i primi successi: vince per ben due volte il titolo nazionale scolastico prima di essere convocato dalla University of North Carolina di coach Dean Smith.
Nel primo anno da universitario, MJ vince, nel 1982, il titolo NCAA mettendo a segno il tiro decisivo allo scadere. Si laurea nel 1986 ma, ben due anni prima, la lascia per dichiararsi eleggibile al Draft NBA del 1984, anno in cui vince, con la nazionale statunitense, l’oro olimpico nel basket nella XXIII edizione delle Olimpiadi, disputatesi a Los Angeles.
Terza scelta assoluta del primo giro del Draft, Micheal Jordan viene scelto dai Chicago Bulls, di cui diventerà, nel tempo, la più grande leggenda della storia. A quell’epoca, i Bulls venivano da disastrose stagioni: con Jordan, la cui non eccezionale altezza (da cestista) di 1,98m risultava largamente compensata da una velocità d’esecuzione e una potenza atletica fuori dal comune, che lo rendevano una minaccia versatile sul parquet di gioco, capace di giocare sia come playmaker che come ala piccola, oltre alla sua posizione tipica di guardia tiratrice, la storia cambiò, divenendo nel giro di pochi anni la franchigia dominante dell’intera NBA. Nonostante una critica non troppo dalla sua parte, i risultati cominciano a venire tanto che, nel 1986, finisce una partita col risultato incredibile di 63 punti messi a segno contro i Boston Celtics (record tutt’ora imbattuto), facendo esclamare all’allenatore dei verdi di Boston “Penso sia Dio travestito da Michael Jordan”.
Durante questi anni distrugge record su record, infrangendo tra l’altro il muro dei 3000 punti in una sola stagione e meritandosi l’appellativo ‘Air’ grazie alla sua innata qualità di volare a canestro e restare in aria, suggellata da una storica schiacciata staccando dalla linea del tiro libero. E’ negli anni ’90 che avviene la sua definitiva consacrazione, vincendo per ben tre volte consecutive, tra il 91 e il 93, il titolo NBA. Nel 1992 vince nuovamente l’oro olimpico a Barcellona, capitano della più forte squadra di basket di tutti i tempi, il celeberrimo Dream Team statunitense.
Nel 1993, a causa della morte per omicidio del padre, Jordan si ritira dalla NBA per mancanza di stimoli e si cimenta nel baseball professionistico, sua altra grande passione fin da ragazzo, ma i risultati non sono all’altezza del suo nome; così, dopo appena un anno e mezzo, lascia.
Il 18 marzo 1995, con un breve comunicato, i Chicago Bulls annunciano il ritorno di Micheal Jordan in Nba a Indianapolis contro gli Indiana Pacers. E’ l’inizio di una seconda giovinezza per il fenomeno che, nuovamente, tra il 96 e il 98 vince tre titoli di fila della NBA prima di ritirarsi nuovamente per dedicarsi al golf e alla gestione dei Washington Wizards; ma, incredibilmente, nel 2001, “per amore del gioco” torna in campo con la maglia della squadra di cui è proprietario, attirando così l’attenzione di milioni di fans.
Vista l’età, non sono stagioni esaltanti ma, comunque, ottiene una buona media di 20 punti a partita facendo parte, nuovamente, dell’All-Star Game per le ultime due volte. Il 2003 è la sua ultima stagione da professionista: l’ultimo tiro della sua epica carriera lo compie a Filadelfia, dove il pubblico gli regala una strepitosa standing-ovation, fermando il gioco per diversi minuti.
Oltre ad essere stato un fenomeno difficilmente raggiundibile da altri, MJ era e resterà un incredibile fonte di business e merchandising: eccezionale quello della Nike, suo sponsor tecnico, che addirittura gli dedica il brand ‘Air Jordan’ e un’intera collezione di vestiario. A livello pubblicitario, è stato testimonial di importanti aziende come Coca-Cola, McDonald’s e Chevrolet; da non trascurare il mercato relativo al suo leggendario numero 23 (ndr: il calciatore del Napoli Gabbiadini ha scelto di indossare proprio la 23 nella sua avventura partenopea in suo onore, essendo suo grande fan) e quello cinematografico che l’ha visto protagonista. Nel 1996, la Warner Bros diede a Jordan il ruolo di protagonista nel film ‘Space Jam’, in cui figuravano personaggi storici dei cartoni animati come Bugs Bunny e Daffy Duck.