10 anni fa ci lasciava uno dei calciatori più forti che la storia abbia mai conosciuto, argentino di nascita e italiano di adozione.
Infatti sarà il primo giocatore che, venuto “dalla fine del mondo”, per dirla alla Papa Francesco, riuscirà a vincere un prestigioso riconoscimento come il Pallone d’Oro. Senza il suo status di oriundo non avrebbe potuto mettere le mani sul trofeo, per via del regolamento dell’epoca che apriva la competizione soltanto agli europei. In molti avranno già capito di chi stiamo parlando, ma a beneficio degli altri diciamo finalmente che si tratta del grandissimo Omar Sivori.
Nacque, calcisticamente parlando, con la maglia del River Plate dove collezionò, tra il 1954 e il 1957, 63 presenze e 29 gol. A Torino, invece, troviamo un gallese, un italiano e un argentino. E non è una barzelletta, ma soltanto uno degli attacchi più forti della storia del calcio. Il celebre Trio Boniperti-Charles-Sivori, passato alla storia anche come “Trio Magico”.
Gherarducci riassume così lo spettacolo di questa strana “triade”: “In quella squadra c’erano la potenza gallese di John, la fantasia argentina di Sivori e la sapienza tattica tutta italiana di Boniperti”. Insieme porteranno a Torino, dove Sivori arrivò all’età di 21 anni, la prima stella sulla maglia bianconera con la vittoria dello scudetto del 1957-1958, le “Coppe Italia” del 1958-1959 e del 1959-1960 e altri due titoli di “Campioni d’Italia”, ovvero quelli del 1959-1960 e del 1960-1961. Con il ritiro di Boniperti, prima, e l’addio alla Juventus di Charles, poi , il “Trio Magico” si dissolverà, lasciando da solo a Torino il capitano Sivori che alzerà al cielo, con la fascia al braccio, un’altra Coppa Italia.
Achille Lauro, nel 1965, lo volle a tutti i costi a Napoli, sotto la guida del tecnico azzurro Pesaola. A formare l’attacco della compagine partenopea erano un italo-argentino, Sivori, e un italo-brasiliano, Josè Altafini. Nonostante l’artiglieria pesante in fase offensiva, il Napoli in quel periodo riuscì a vincere soltanto una Coppa delle Alpi. Complici l’infortunio in Colombia di Sivori e uno storico litigio di quest’ultimo, nel 1968, con l’arbitro Pieroni in Napoli-Juventus che lo portò a una lunga squalifica. Proprio dopo questo accadimento, “El Cabezon” decise di concludere la sua carriera da calciatore con 76 presenze e 16 gol con la maglia azzurra del Napoli.
Con la Nazionale argentina, durante la sua carriera, ottenne il bronzo in Uruguay nel 1956 e il titolo continentale del Sudamerica nel 1957. Nell’edizione peruviana, quella del trionfo, venne eletto anche miglior giocatore del torneo. Nel 1961 passò dall’albiceleste dell’Argentina all’azzurro dell’Italia, partecipando al Mondiale del 1962 in Cile. In soli 9 incontri con l’Italia riuscì a segnare la bellezza di 8 gol, anche se la metà furono messi a segno in una singola partita, quella contro Israele nel 1961.
La sua carriera di allenatore, invece, cominciò al Rosario Central nel 1969 per spostarsi, poi, all’Estudiantes nel 1972. Nello stesso anno ottenne l’incarico di Commissario Tecnico dell’Argentina che riuscì a qualificare ai Mondiali di Germania Ovest. Geniale fu la trovata della “Doppia Nazionale”. Sivori, dovendo giocare due partite nell’arco di pochi giorni, l’una a livello del mare e l’altra a 3650 metri di quota, pensò bene di formare due Nazionali. La prima, quella da “livello del mare”, si allenò a Buenos Aires con lui, la seconda si allenò con il suo vice sulle Ande per abituarsi a giocare ad un’altitudine così elevata.
Lasciò la guida dell’albiceleste nel 1974 a causa di incomprensioni con i vertici della federazione, a conferma del carattere vulcanico che ha sempre contraddistinto il leggendario Omar Sivori.