<<Siamo a sud di Roma>>: questa la minaccia dell’Isis degli ultimi giorni, quando, dalla Libia, si è diffuso il video di decapitazione di 21 cristiani copti dell’Egitto centrale rapiti a capodanno a Sirte. Continuano: <<Avete buttato il corpo di Osama bin Laden in mare, il suo sangue verrà mischiato con il vostro>>.
Già erano giunte a Gentiloni minacce che lo definivano “ministro crociato” attraverso un proclama della radio.
Mai prima d’ora l’Italia si è sentita così nel mirino da questi terroristi, tanto da necessitare di un intervento immediato internazionale che schieri almeno 20mila uomini. Già Colosseo, Pantheon e altri monumenti sono pattugliati. Renzi ha dichiarato in un’intervista di aspettare le decisioni dell’Onu, a cui è stata richiesta dalla Francia una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza: <<La forza dell’Onu è decisamente superiore alle milizie radicali>>, ha aggiunto il presidente del Consiglio.
Anche il ministero degli Esteri egiziano si è rivolto alla comunità internazionale: <<L’Egitto ribadisce la sua richiesta agli Stati membri della coalizione internazionale contro il terrorismo, di cui fa parte, di assumersi le proprie responsabilità politiche e di prendere misure contro le postazioni della formazione terroristica Daesh e le altre formazioni sul territorio libico, le quali rappresentano una minaccia chiara per la sicurezza e la pace internazionali>>.
E se da una parte avanza questo problema, dall’altra, nelle coste meridionali dell’Italia, lo Stato islamico minaccia di inviare 500mila migranti nel momento in cui l’Italia dovesse attaccare la Libia. Le condizioni a Lampedusa come in altri siti non sono più sostenibili, i posti a disposizione nei Centri del ministero dell’Interno sono esauriti. A questi migranti si aggiungerebbero quelli che spontaneamente arriverebbero in caso di guerra per tentare salvezza, spinti dalle persone che vengono strapagate per fornire barconi e che contribuiscono a convincere il numero maggiore possibile a partire.
L’Italia ha interessi molteplici in Libia: legati all’attività dell’Eni, Finmeccanica, numerose aziende private… Quale sorte avranno?