Il 12 febbraio è stato firmato un decreto interministeriale che ha sancito il divieto di coltivare una zona situata tra le provincie di Napoli e Caserta che si estende per 15 ettari.
Don Maurizio Patricello, il parroco antiroghi diventato simbolo della questione “Terra dei Fuochi” e portavoce degli abitanti dell’area colpita, ha commentato “il decreto è il risultato della mobilitazione di quanti hanno fatto sentire la propria voce, denunciano la grave situazione in cui versa il nostro territorio”
Per il religioso è importante “tenere i riflettori puntati non solo sui rifiuti seppelliti nei campi, ma anche su quelli che vengono arsi o abbandonati ai margini delle strade” e tenere presente che l’ordinanza riguarda solo 57 degli 88 comuni avvelenati dal pattume -spesso tossico- smaltito illegalmente dal clan camorristico dei Casalesi.
Ai microfoni di Sky Tv 24, Patricello parla di un altro problema non preso in considerazione dalle autorità: quello dell’amianto presente in molte delle campagne campane non coltivate, ma che venendo ispirato direttamente dagli abitanti del luogo, provoca il mesotelioma.
“Noi vediamo il rischio a 360 gradi, mentre il Governo tende a minimizzarlo ad un solo aspetto per dare una risposta semplice ad una situazione grave e complessa: saranno anche solo 15 ettari, ma quante persone hanno mangiato i prodotti provenienti da quel campo? E per quanti anni? Sarà forse per questo che abbiamo assistito ad un esponenziale aumento di casi tumorali e leucemici tra gli abitanti della zona?”
Il prelato si interroga del perché non sia stato fatto ancora nulla per la questione delle falde acquifere intossicate: la Procura della Repubblica ha chiuso 200 pozzi artesiani tra il napoletano ed il casertano, ed in molte aree i cittadini sono costretti a lavarsi e cucinare con l’acqua minerale.
L’organo esecutivo dello Stato, inoltre, si era obbligato ad inviare numerosi uomini delle forze dell’ordine per vigilare il territorio interessato al fine di evitare gli sversamenti abusivi ed i roghi, ma Don Patricello assicura che ad oggi non si vede l’ombra di un militare: solo centro dei mille gendarmi promessi hanno prestato servizio nella Terra dei Fuochi e per un solo anno invece dei due che erano stati garantiti. L’ecclesiastico ribadisce quanto detto all’ex ministro dell’Ambiente Andrea Orlando: “Non sono necessarie misure straordinarie, basterebbe rafforzare l’organico delle unità già presenti, Carabinieri, Polizia e soprattutto Vigili del Fuoco così che possano operare per un lasso di tempo più lungo di quello dei militari mandati una tantum da Roma”
Maurizio Patricello fa luce sull‘incapacità della sanità campana di far fronte ad una piaga così estesa e sanguinolenta ed esprime il suo desiderio di passeggiare con il premier Matteo Renzi per le fumanti, devastate campagne del triangolo della Terra dei Fuochi, e di fargli incontrare i partenti delle giovani vittime dell’abbandono statale: forse così, secondo il sacerdote, capirebbe l’importanza e l’urgenza di intervenire concretamente per risolvere la tragica situazione.
Intanto il problema dell’inquinamento colposo affligge anche zone lontane dalla Campania: a Forno Allione (provincia di Brescia) in alta Valcamonica, sono arrivati dall’Australia 23 tonnellate di rifiuti tossici impregnati di fluoruri e cianuri che l’azienda italiana SELCA avrebbe dovuto rendere innocui. Avrebbe dovuto, perché l’società è fallita da 5 anni ed ora i materiali stanno fuoriuscendo dallo stabilimento abbandonato, inquinando anche le acque. La Procura adesso indaga sull’impresa, mentre i cittadini del piccolo centro abitato asseriscono che il problema è molto più esteso: nei boschi intorno all’area si trovano scarti pericolosi di ogni genere.