I vietnamiti la considerano la festa più bella dell’anno, una ricorrenza che non può essere persa; per molti stranieri, invece, è la desolazione e la noia. Si tratta del Tết Nguyên Đán che segna l’inizio di un nuovo anno lunare. La notte tra il 18 e il 19 febbraio 2015, il Vietnam saluterà l’anno del cavallo e darà il benvenuto a quello della capra.
L’usanza di celebrare il capodanno lunare arriva dalla tradizione cinese, secondo cui un mostro chiamato Nian usciva dalla sua tana una volta al mese per mangiare degli essere umani. La leggenda narra che l’unico modo per allontanare il mostro fossero i rumori forti e il colore rosso; questo è il motivo per cui si festeggia con canti e fuochi d’artificio.
I giorni che precedono l’evento più importante dell’anno sono dedicati alla pulizia radicale delle abitazioni, un atto simbolico che permette di ‘spazzare’ via la sfortuna e preparare la casa all’arrivo della buona sorte. Ci si astiene inoltre dal pulire nei primi giorni dell’anno, evitando così di allontanare la fortuna.
Nella settimana che precede il capodanno, si assiste ad un grande fermento: i negozi e i supermercati si affollano e le strade si vestono a festa. Si assiste ad un consumismo sfrenato e lo stress che si respira viene alleviato osservando i numerosissimi alberi di mandarino che viaggiano in equilibrio precario su stoici motorini.
Lentamente le città si svuotano e la frenesia diminuisce fino a scomparire. Le vacanze iniziano. Tutto è chiuso. Le strade sono vuote. Non c’è un rumore. Il nulla.
Nelle due settimane festive i vietnamiti sono soliti visitare amici e parenti prossimi, accolgono le divinità benigne del Cielo e della Terra, onorano i defunti e si scambiano buste ‘fortunate’ contenenti denaro.
In ogni casa vietnamita si trova un altare per gli antenati addobbato con le foto dei cari estinti e i doni a loro dedicati, come cibi tradizionali, bevande, frutta e soldi. La frutta ricopre un ruolo fondamentale; solitamente vengono esposti cinque diversi frutti che variano a seconda della zona climatica. Questi frutti rappresentano i cinque elementi della mitologia cinese: metallo, legno, acqua, fuoco e terra. Nelle case vietnamite è sempre presente anche un albero di mandarini che protegge l’abitazione dagli spiriti cattivi e che con i suoi piccoli frutti arancioni dà colore al focolare domestico.
Le pietanze tipiche di questo periodo sono il bánh chung e bánh dày, torte di riso glutinoso ripiene di carne e pasta di fagioli e avvolte in foglie di banano. La leggenda narra che il principe Lang Liêu divenne il successore di Hùng Vương grazie alla creazione del bánh chưng e del bánh dày, che simboleggiavano rispettivamente la Terra e il Cielo e che erano considerati elementi fondamentali dell’altare di famiglia. La preparazione e il consumo di questi cibi sono dunque entrati a far parte della tradizione culinaria vietnamita.
Le prime ore del nuovo anno sono ritenute critiche, perché quanto accade in quei momenti potrebbe condizionare il futuro, determinandone le (s)fortune per l’intero anno. E’ importantissimo, dunque, che il primo ospite della casa sia quello giusto: possibilmente uomo, con un buon carattere, ricco, con una famiglia felice e numerosa.
Nel mondo occidentale, il Tết Nguyên Ðán viene ricordato per la grande offensiva del ’68, l’attacco più massiccio nella storia del Guerra del Vietnam. Il 30 gennaio di quell’anno, infatti, mentre era in corso una tregua di una settimana, il Fronte Nazionale di Liberazione (FNL) e l’esercito del Nord lanciarono l’offensiva. Le azioni si svolsero in tutte le maggiori città del Sud, ma nessuna linea americana venne sfondata. L’offensiva ebbe comunque un forte impatto mediatico: la vittoria dei Vietcong e del FNL fu strategica e psicologica.
Nel Vietnam odierno, il Tết è, più che altro, un momento per rinsaldare un legame familiare già molto forte; ad uno occhio esterno, invece, tutto questo appare come un fenomeno interessante, a tratti incomprensibile e assurdo. Le dinamiche sociali che si attivano in questi giorni hanno una radice atavica che si sposa perfettamente con la contemporaneità, dando origine ad una cozzaglia di colori e percezioni.
Giorgia Bassani