Il giorno successivo alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, riguardo l’urgenza di un nuovo intervento il Libia, l’ambasciata italiana, ha chiesto agli italiani di lasciare il Paese.
Via dalla Libia immediatamente. Questo è l’invito rivolto dall’ambasciata italiana a Tripoli rivolta a tutti i nostri connazionali, per ragioni di sicurezza.
“Il problema è la Libia” , parole di Renzi subito dopo l’ennesima strage di innocenti nelle acque del Mediterraneo.
“Si può chiedere all’Europa, e lo faremo, di intervenire di più. Si può chiedere con più determinazione ai nostri colleghi europei di considerare che non c’è soltanto l’Ucraina o la Grecia, ma ci sono anche la Libia e il Mediterraneo, e domani lo farò al Consiglio Europeo. Ma il punto politico è che da mesi, ormai da anni, la Libia è totalmente fuori controllo. Se vogliamo mettere fine a questo Mediterraneo come cimitero, la priorità è risolvere il problema in Libia”, aveva sostenuto il premier italiano.
Gli stessi concetti, Renzi, li aveva già sottolineati nel Novembre scorso, riferendosi alla Libia come luogo critico, in quanto il 97% degli sbarchi proviene proprio da lì.
La Libia; dove a fare da padrone sono centinaia di milizie armate, dove agisce una squadra speciale istituita dall’Isis volta alla ricerca di occidentali da sequestrare.
Nessuno ha la certezza di non correre seri rischi, tutti sono diventati potenziali obiettivi per i gruppi armati che imperversano nel Paese Nordafricano.
Al momento la nostra sede diplomatica resta aperta, ma i piani di evacuazione sono pronti da tempo, per la chiusura dell’ambasciata insomma, è solo questione di ore.
L’accelerazione della fuga è stata decisa successivamente all’irruzione degli Islamisti radicali presso la sede di Radio Sirte, nella città che dista cinquecento kilometri da Tripoli. Hanno stabilito il loro quartier generale in un edificio del centro, e al contempo, l’emittente ha anche cominciato a trasmettere proclami del portavoce della formazione Abu Mohammed al-Adnani, e discorsi del leader dell’Isis in Iraq Abu Bakr al-Baghdadi; la conferma viene da alcuni siti internet dove sono state pubblicate foto in cui appaiono guerriglieri negli studi armati di kalashnikov.
A Sirte però si spartiscono il territorio anche le milizie di Ansar al-Sharia. E così pure l’Egitto di al-Sisi ha avviato l’evacuazione degli egiziani in seguito alla diffusione di una foto in cui 21 cristiani copti, rapiti nel Gennaio scorso proprio a Sirte, si vedono minacciati dai jihadisti dell’Isis.
Nel febbraio 2014, i corpi di sette egiziani copti vennero ritrovati su una spiaggia vicino Bengasi.
L’avanzata delle milizie di al-Baghdadi sembra inarrestabile, quello che si sta imponendo è un Califfato a ottocento kilometri di mare dalle coste italiane: oggi, dallo specchio di mare che va da Sabrata fino a Zawiyah, e di lì fino a Zuara, partono quasi tutte le imbarcazioni di migranti diretti a Lampedusa, verso la Sicilia o verso Malta; ed è proprio dalle aree controllate dalle milizie fedeli all’Isis che è sono partiti i gommoni inabissatisi nel Mediterraneo con quel carico di umanità sofferente.
“L’Italia è pronta a fare la sua parte”, ripete Renzi, intanto deve mettere al sicuro i nostri connazionali , e scegliere poi quale fra i due governi (e due Parlamenti) sostenere.
Il caos armato s’intreccia con quello politico e l’unica strategia adottata dall’Europa, e in essa dall’Italia, sembra essere quella della fuga.