A Milano, presso il Museo del fumetto, fino al 15 marzo 2015, 220 autori satirici espongono le loro vignette satiriche. L’onda emotiva e mediatica scaturita dall’attentato presso la redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo, ha fatto conoscere a quell’altra parte di mondo, l’esistenza di questo giornale che ha pagato con il sangue il diritto di libertà di stampa. Quella stessa libertà di stampa negata in gran parte del mondo islamico, ma non per questo non capita dagli islamici moderati che si sono subito dissociati da un attentato cruento che ha macinato vittime anche tra il popolo ebraico.
Nel 2014 ricorrevano i 25 anni della fatwa contro Salman Rushdie per il suo libro “I versetti satanici“. Questo ci lascia capire e soprattutto riflettere sul fatto che la libertà di stampa o di scrittura, non ha avuto e non ha vita facile nel mondo islamico e forse si potrebbero contare sulla dita di una sola mano, le case editrici disposte, oggi, a pubblicare un libro che potrebbe scatenare la furia degli integralisti.
Non tutta la stampa satirica può piacere ed essere condivisa e allora non la si legge affinché ogni libertà non debba sovvertire un altro tipo di libertà.
Uccidere a sangue freddo dei vignettisti non è libertà; siamo tutti intolleranti contro ogni sopruso, ma siamo tutti profondamente offesi se siamo offesi. Molti hanno affermato che i vignettisti di Charles in fondo se la sono cercata e, dire questo, è come calare un velo e ignorare un modo di pensare che non è solo medioevale, ma altamente pericoloso e autorizza ogni invasato ad imbracciare un fucile e sparare.
Il direttore del Museo del Fumetto di Milano ha affermato che di satira ce n’è poca e afferma che, nei giorni di sangue, “tutti erano Charlie” ma nessuno lo è e neppure lontanamente.
La satira non è solo far ridere: è anche far riflettere ed un cosa totalmente diversa.