L’esame autoptico sul cuore di Pino Daniele ha confermato quanto ipotizzato dall’ex moglie del cantautore, Fabiola Sciabbarrasi: con un soccorso più veloce, probabilmente, Pino Daniele poteva essere salvato.
Dall’autopsia è infatti emersa un’ostruzione al bypass.
Al vaglio della procura di Roma, – che nelle ore successive alla morte del cantante ha aperto un fascicolo per omicidio colposo – sta ora vagliando i primi elementi emersi dall’autopsia, in attesa dei risultati definitivi attesi per marzo. L’esame del cuore, effettuato nei giorni scorsi, a un mese dalla cremazione, avrebbe fatto emergere il dettaglio cruciale dell’occlusione. Ora spetterà ai periti nominati dalla procura, Giorgio Bolino, Vittorio Fineschi e Giuseppe Ambrosio, accertare la causa e la tempistica della morte. L’interrogativo al quale il suddetto esame dovrà fornire una risposta, rimane irrisolto ed invariato: i cinquanta minuti necessari per accompagnare Pino Daniele dalla casa in Maremma fino all’ospedale Sant’Eugenio a Roma, impiegati dalla compagna Amanda Bonini al volante a tutta velocità, sono stati fatali? Sarebbe forse stato più opportuno affidarsi all’ambulanza in arrivo da Grosseto e rispedita indietro, pare, su disposizione proprio di Pino Daniele, deciso a farsi visitare dal proprio medico di fiducia?
Due mail intanto confermerebbero che l’infarto fatale sarebbe stato annunciato da alcuni sintomi sottovalutati. I carabinieri hanno anche acquisito il cellulare e il tablet del cantautore, gli investigatori delegati alle indagini riscostruiranno gli ultimi contatti.